Alla facoltà di Fisica di via Celoria si parla di mafia e scienza mafiosa. L’evento si inserisce nella settimana di mobilitazione milanese in ricordo di Lea Garofalo, la testimone di giustizia rapita a Milano e sciolta nell’acido il 24 novembre 2009.
Una intensa lezione sulla mafia, quella tenuta al dipartimento di Fisica del Politecnico milanese, ieri 20 novembre, che ha visto come ospiti David Gentili, Nando dalla Chiesa e Loreno Tetti, il ‘paninaro’ proprietario dell’autonegozio che si è ribellato alle intimidazioni del clan Flachi. L’incontro, organizzato dagli studenti antimafia di Città Studi, ha cercato di mettere in luce l’importanza di un sapere antitetico alla mafia e la necessità di una sinergia tra l’intera società e le istituzioni.
È una lezione che dimostra il risveglio delle università, che ancora fino a poco tempo fa si sono guardate bene dal parlare di mafia. Infatti solo recentemente, afferma il professor dalla Chiesa, le università stanno prendendo coscienza dell’antico fenomeno mafioso che ha modificato il funzionamento dell’economia, della cultura civile e, fatto ancor più grave, ha colonizzato le menti. Il sistema mafioso, spiega il professore, ha sviluppato una scienza del potere servendosi dello specialismo e della professionalità. “Per questo è necessario incrementare eventi come quello di oggi, facendo sì che le università diventino centri di una cultura antitetica alla scienza mafiosa e allo stesso tempo riescano a formare una società di adulti pronta a misurarsi con i problemi reali”.
In una città come Milano pertanto ora più che mai è fondamentale impegnarsi nella lotta contro il crimine organizzato e mostrare solidarietà alle persone vittime del racket, proprio come hanno fatto gli studenti di Fisica con Loreno Tetti dopo che il clan dei Flachi ha bruciato il suo furgone. Questo grave evento è la dimostrazione di tutta una serie di attività estorsive che i clan portano avanti oramai da anni nel capoluogo lombardo. A cominciare dal pizzo perché, come ricorda David Gentili, la maggior parte non riesce ancora a ribellarsi al fatidico “qui è zona nostra e devi pagare come fanno tutti gli altri”.
A Milano come in Calabria, dunque, è necessario che ci siano persone e cittadini responsabili e consapevoli delle logiche del potere mafioso.