di Jacopo Pozzali
Periferia ovest di Milano, mercoledì 5 Giugno, ore 22.30. All’angolo tra via Bagarotti e via delle Forze Armate – nel cuore del quartiere Baggio – una colonna di fumo si alza da una Toyota Yaris parcheggiata; in pochi secondi le fiamme si propagano in tutta la parte posteriore del veicolo. Fortunatamente, la presenza di alcuni bar ancora aperti nelle vicinanze fa sì che ci sia ancora un modesto via vai. L’incendio, così, non passa inosservato; qualcuno chiama i pompieri che intervengono in tempo impedendo conseguenze peggiori. Nonostante le molte persone presenti sul luogo all’arrivo di polizia e pompieri, nessuno ha visto niente, come nella migliore della tradizioni nostrane. L’auto appartiene ad un commerciante del quartiere, il titolare del bar enoteca Picasso Cafè proprio davanti al quale il veicolo era posteggiato. La vittima, che inizialmente non si è accorta di nulla, si trovava all’interno del locale al momento dello scoppio dell’incendio; avvertito da un passante che ha riconosciuto l’auto, ha provato a domare le fiamme con l’aiuto di un estintore ma ha dovuto desistere e attendere l’arrivo dei mezzi di soccorso. Uno dei pompieri intervenuti sul posto ha confermato, ma in via non ufficiale visto che le operazioni si erano appena concluse, la probabile natura dolosa dell’incendio. Starà ora all’autorità giudiziaria compiere i dovuti accertamenti del caso.
Il contesto territoriale
Il fatto di per sé può sembrare un semplice atto vandalico derubricabile ad ennesimo episodio di cronaca locale di una grande città ma, collocato all’interno di un quadro più ampio, assume tutt’altra connotazione. Milano e tutto il territorio provinciale, come anche i più scettici cominciano a capire, è terra di conquista per le organizzazioni criminali che si sono infiltrate nel tessuto economico lombardo. Le organizzazioni di stampo mafioso, infatti, hanno incontrato terreno fertile e quel tanto che basta di indifferenza mista a sottovalutazione da parte delle istituzioni, troppo spesso sorde ai segnali lanciati dall’autorità giudiziaria.
Incendi ed intimidazioni
La Relazione semestrale del comitato antimafia istituito dal comune di Milano, nella sua seconda parte, si concentra sullo sviluppo esponenziale di attività intimidatorie – soprattutto incendi – sul territorio di Milano e provincia. Le cifre fornite fanno venire i brividi e delineano una situazione molto più grave rispetto a quella che è la percezione del fenomeno mafioso da parte dell’opinione pubblica lombarda. Dal gennaio 2011 all’ottobre 2012 nel territorio di Milano e provincia sono stati contati ben 278 incendi dolosi tra immobili ed automezzi. La zona più colpita è la zona 7 (Baggio – San Siro – De angeli) con ben 21 attentati incendiari. Proprio in questa zona si trovava l’auto data alle fiamme mercoledì scorso.
Controllo del territorio
Nello stesso rapporto si sottolinea come l’aumento della frequenza degli attentati incendiari a seguito dell’operazione Redux-Caposaldo (Marzo 2011), la quale ha portato all’arresto di buona parte della famiglia Flachi storicamente egemone nella zona, possa essere letto in due modi: “Da un lato potrebbe essere l’effetto di una strategia volta a ribadire con la violenza la precedente sovranità territoriale e a impedire le smagliature conseguenti ai colpi d’immagine subiti dal clan sul piano giudiziario. Dall’altro, al contrario, potrebbe essere l’effetto di una contesa prodotta proprio da quell’indebolimento di immagine e dalla decisione di altri clan di approfittarne per operare un processo di sostituzione”.
Interessante anche quanto raccontato dal quotidiano “Il Giorno” in un articolo dell’Ottobre 2012. Nel pezzo firmato da Nicola Palma si parla della presenza a Baggio di alcuni clan camorristici che gestiscono, di fatto, larga parte degli alloggi popolari; controllo che permette di disporre di un non indifferente pacchetto di voti, da indirizzare verso candidati graditi alle organizzazioni. Queste circostanze sono state messe in evidenza anche dalle carte dell’inchiesta sul processo che coinvolge l’ex assessore regionale lombardo, Domenico Zambetti. Tutti questi elementi fanno pensare che questa parte di territorio milanese possa essere al centro di una dinamica conflittuale volta a ristabilire le gerarchie tra le organizzazioni criminali in seguito al duro colpo subito dalla famiglia Flachi nel marzo 2011.
Un segnale inequivocabile
All’interno di questo processo potrebbe anche rientrare l’incendio di via Bagarotti; le dinamiche che coinvolgono quella parte di territorio fanno venire il dubbio che possa essersi trattato di qualcosa di più dell’incendio di un auto. La relazione della Commissione in merito agli incendi dolosi infatti, aggiunge:
“La loro comparsa (gli attentati incendiari ndr) e la loro intensificazione sono da sempre un indicatore certo di un sistema di intimidazione mafioso[…] sono classicamente gli “sfregi” che giungono come avvertimento prima della violenza fisica. Anche la più recente esperienza investigativa li conferma come indice indubbio di presenza mafiosa, pur con tutte le cautele analitiche che devono essere adottate di fronte ai singoli episodi..”
Probabilmente non esiste un nesso necessario tra incendi dolosi ed attività mafiosa (i quali possono essere ricondotti ad altre cause come vandalismo, gesto di follia, tentativo di truffa all’assicurazione) ma sicuramente un numero cosi alto di episodi deve far riflettere e alzare la soglia di attenzione.