Sesta e settima udienza del processo Infinito, le ultime prima della pausa estiva. Il tribunale si pronuncia sull’ammissibilità delle prove richieste dal pubblico ministero.

Le udienze di martedì 19 e giovedì 21 luglio costituiscono primo e secondo round dello scontro tra pubblico ministero e difese sull’ammissibilità delle prove. La sesta udienza ha visto come protagoniste le eccezioni mosse dalle difese. Il 21 luglio la corte ha fornito le risposte a tali obiezioni.

In apertura  della sesta udienza si fa riferimento alle condizioni dell’imputato Roberto Lucchini, in sciopero della fame da un mese, impossibilitato a  presenziare per condizioni di salute. La presidente Maria Luisa Balzarotti “stralcia” momentaneamente la posizione del Lucchini rinviando la discussione al 21 luglio.

Ma in tale sede la discussione viene ulteriormente rimandata alla successiva udienza in quanto l’imputato è mancato “per motivi oggettivi”.

Il secondo intervento delle difese durante la sesta udienza entra finalmente nel cuore della discussione all’ordine del giorno: le eccezioni riguardo all’ammissibilità delle prove presentate dal pm Alessandra Dolci.

Va ricordato infatti che durante l’udienza del 7 luglio il pm Dolci aveva chiesto di poter integrare le intercettazioni già fornite presentando come prova aggiuntiva le intercettazioni telefoniche e ambientali contenute nell’ordinanza della DDA di Reggio Calabria, relativa a “Crimine”, ramo calabrese dell’operazione Infinito. Spiega infatti il pm che, a causa di “un errore materiale”, il suo ufficio aveva precedentemente mancato di trascrivere tali intercettazioni.

Tutte le difese sono compatte nel sostenere la “totale inutilizzabilità delle prove”richieste dal pm Dolci.

Interviene poi l’avvocato Mazza (difesa Chiriaco) argomentando che se il tribunale può accettare di “rimettere in termini il pm”, dandole cioè la possibilità di depositare le nuove intercettazioni pur essendo scaduti i termini, egli chiede che anche il suo assistito sia rimesso in termini “per la scelta del rito” e chiede altresì la “nullità del decreto che ha disposto il giudizio immediato”.

Durante l’udienza del 21 luglio la presidente Balzarotti risponde che l’eccezione mossa dalle difese sull’ammissibilità delle prove è infondata. E, rivolgendosi all’avvocato Mazza, spiega che non sussistono “le cause di nullità del decreto”, pertanto anche le sue richieste devono esser considerate infondate.

Al centro dell’udienza del 19 luglio è anche la Commissione d’inchiesta sull’ASL di Pavia, la cui relazione conclusiva è stata coperta da segreto di Stato. La difesa di Chiriaco chiede “il sequestro probatorio dell’intera documentazione relativa all’ASL di Pavia” che si trova presso il Viminale; l’avvocato Mazza intende acquisire la relazione “come prova a discarico” del proprio assistito. L’avvocatura dello Stato, in rappresentanza del Ministero dell’Interno, ritiene però che tale relazione non influisca sulla specifica imputazione per la quale si celebra il processo.

Nel corso della settima udienza la presidente Balzarotti respinge anche tale richiesta dell’avvocato Mazza giudicandola intempestiva.

In conclusione, la presidente riassume dichiarando respinte tutte le eccezioni mosse dalle difese durante l’udienza precedente e disponendo la perizia per la trascrizione delle intercettazioni come richiesto dal pm.

Chiamato a testimoniare il perito, dott. Marangoni, gli viene prescritto di specificare nelle trascrizioni anche i nomi e/o soprannomi dei soggetti interlocutori. Al perito viene altresì concesso di servirsi di ausiliari e interpreti per la trascrizione delle intercettazioni in dialetto calabrese.

In chiusura il pm anticipa i nomi dei testimoni che saranno presenti durante l’ottava udienza, fissata per il 23 settembre ore 9.30 presso l’aula bunker di piazza Filangieri.

Chiamati a testimoniare in quell’occasione saranno i carabinieri del nucleo operativo di Monza.

Ma la settima e ultima udienza prima della pausa estiva lascia in sospeso una questione fondamentale: la richiesta di sospensione dei termini di custodia cautelare avanzata dal pm durante l’udienza del 7 luglio. Su tale punto si attende ancora il pronunciamento della corte.

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