Giovedì 21 marzo, a Milano, una manifestazione per ricordare le oltre 900 vittime innocenti uccise dalle organizzazioni mafiose.
Di Andrea Zolea
E’ dal 1996 che ogni 21 di marzo l’Associazione ‘Libera, nomi e numeri contro le mafie’ promuove la giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare tutte le vittime innocenti cadute per mano della violenza mafiosa.
Perchè proprio il 21 marzo? Perchè è il primo giorno di primavera, stagione della rifioritura della speranza. Quest’anno la giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno si è celebrata a Firenze sabato 16 marzo; Milano invece è stata teatro, giovedì 21, di una biciclettatache ha ripercorso alcuni luoghi cittadini altamente significativi.
Così come in molte altre città italiane ragazzi, donne e uomini di ogni età si sono fermati a riflettere su ciò che rappresenta la giornata della Memoria e dell’Impegno. Le vittime innocenti delle organizzazioni mafiose in Italia sono più di 900. Anche Milano è stata oggetto della violenza mafiosa: dall’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli freddato sotto casa sua in Via Morozzo della Rocca l’11 luglio 1979, all’uccisione avvenuta a Corsico il 4 febbraio 1995 ai danni del commerciante Pietro Sanua (i familiari di Ambrosoli e Sanua erano presenti alla manifestazione di giovedì 21 marzo) fino alla tragica scomparsa di Lea Garofalo, il 24 novembre 2009, ricordata con la lettera scritta dalla giovane figlia Denise Cosco, che attualmente vive sotto protezione per aver testimoniato contro il padre, Carlo Cosco, nell’ambito del processo per l’assassinio della madre.
LA BICICLETTATA
La biciclettata suddivisa in sei tappe si è svolta durante l’intero pomeriggio nelle zone centrali della città (Piazza Diaz, Via Morozzo della Rocca, Albero Lea Garofalo – Parco Sempione, Giardini Falcone e Borsellino – Via Benedetto Marcello, Piazza Lima e Via Palestro). Lo spirito di collaborazione condiviso dai presenti ha avuto un ruolo determinante per la buona riuscita della manifestazione. In tutte le tappe la banda di trombettisti ha concesso delle suggestive composizioni. Nei sei luoghi in cui la biciclettata si è fermata, un allestimento vivace deliziava i ciclisti: fiori, palloncini colorati e striscioni inneggianti ad un senso di libertà.
L’ULTIMA TAPPA IN VIA PALESTRO
All’ultima tappa in Via Palestro, davanti al Padiglione d’Arte Contemporanea, è stato montato un palco per la lettura dei nomi. Esattamente in quel luogo, il 27 luglio del 1993, cinque persone innocenti, Alessandro Ferrari, Carlo La Catena, Driss Moussafir, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, persero la vita in seguito ad un vile agguato mafioso, riconducibile alla stagione stragista attuata da Cosa nostra ai danni dello Stato. Il commosso elencodei nomi è stato fatto dalle persone presenti: il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, familiari di vittime, vigili del fuoco, poliziotti, ragazzi, donne e uomini.
La manifestazione ha visto la partecipazione delle forze dell’ordine e delle istituzioni. La Polizia locale ha scortato per l’intero tragitto la biciclettata. Alla conclusione della giornata, in via Palestro la banda della Polizia ha suonando l’inno di Mameli. A rappresentare il comune di Milano oltre al sindaco Giuliano Pisapia anche il Presidente della commissione antimafia del consiglio comunale David Gentili.
Grazie allo spirito di collaborazione dei presenti, sotto al palco era presente un grande striscione riempito di cartoncini che ricordavano tutti i nomi delle vittime. Il pomeriggio ha avuto diversi momenti toccanti: le lacrime e il caloroso ringraziamento dei famigliari delle vittime ai presenti, un poliziotto che fotografa il cartoncino colorato del familiare morto in un agguato mafioso, lo stupore dei passanti e la sentita condivisione di un’ideale per il quale bisogna combattere.
IL SENSO DELLA GIORNATA
Nel 2010 la giornata della Memoria e dell’Impegno è passata a Milano per la prima volta. Lo scorso anno, in ragione delle vicende legate al processo per la morte di Lea Garofalo, si è optato di svolgere la lettura dei nomi in Viale Montello 6: il fortino dei Cosco. I Cosco sono una famiglia criminale originaria di Petilia Policastro (Crotone) operante a Milano. Sono stati arrestati con pesanti condanne perchè in gruppo hanno rapito e brutalmente ucciso Lea Garofalo, ex compagna di Carlo Cosco, colui che ha materialmente sparato alla donna, colpevole secondo lui di aver rilasciato dichiarazioni importanti alla giustizia. Prima che Lea Garofalo raccontasse ai magistrati i soprusi dei suoi familiari, lei e la figlia Denise vivevano proprio in Viale Montello 6.
Con l’inizio della primavera, Milano ha visto sfilare una lunga biciclettata. Cittadini, immagini, suoni, messaggi e significati da conservare. La nota citazione del giudice Paolo Borsellino sembra calzare a pennello con quello che è stato il senso profondo del pomeriggio del 21 di marzo, nel capoluogo lombardo: “la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.