di Chiara Muzzolon

28 agosto 2012
Cidade de Deus, Rio de Janeiro

Una tappa nella Città di Dio era d’obbligo. La vita nella favela di Cidade de Deus viene raccontata nell’omonimo film (in Italia uscito come City of God), visto e rivisto prima di iniziare questo viaggio in Brasile. Il film racconta degli scontri tra bande di narcotrafficanti per avere il controllo del territorio, e di Buscapè, un ragazzo della favela con il sogno di diventare fotografo. Nel film viene spiegato come, negli anni ’60, il governo costruì questo quartiere e vi spostò parte della popolazione più povera di Rio con l’illusione, appunto, di andare nella Città di Dio. Una città “Santa” senza corrente elettrica e in condizioni disastrose.

Cidade de Deus è una favela di Rio de Janeiro spostata verso l’entroterra. Dalla Rocinha ci mettiamo circa mezz’ora ad arrivare, ma basta questa poca lontananza dal mare per rendere il clima caldo e afoso. Anche qui l’impatto è forte: per arrivare nella favela devi passare dal quartiere di Barra da Tijuca,una zona ricca, piena di ville e di enormi centri commerciali in stile Stati Uniti, tanto che le strade principali portano nomi di città americane.

Cidade de Deus è una favela piana. Normalmente le favelas si inerpicano sulle montagne che circondano Rio, invece questa sembra un piccolo deserto, senza salite, senza scalini.
A differenza della Rocinha, nella Città di Dio c’è un grande silenzio, niente musica, poca gente per strada e pochi colori. Le prime case che vediamo sono case popolari di un verde sbiadito, poi delle case in legno che mi chiedo come facciano a stare in piedi nei periodi di pioggia. Ovviamente si vedono anche i rifiuti, le strade sterrate, le fogne aperte, i cani randagi.
Nel periodo in cui da fuori si guarda a Rio e al Brasile come una a nuova potenza e a una nuova ricchezza, mentre quello che passa di questo posto è che si stanno facendo grandi opere in vista delle Olimpiadi del 2016, eccoci benvenuti nella Città di Dio.

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