Dieci, venti, trenta secondi, di applausi; forti, intensi, commossi. Quando pare stia volgendo al termine, qualcuno si alza in piedi, dona nuova vita all’applauso. E prosegue, per uno, forse due, minuti. Quel battere di mani, tanto fiero, è destinato a Pino Masciari, prima dell’inizio del suo discorso in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Milano.
Pino è nato a Reggio Calabria, è un imprenditore che ha scelto da che parte stare, denunciando la convergenza tra poteri mafiosi e politici, e il loro tentativo di piegarlo. A racket, assunzioni pilotate e forniture di materiale imposte sono seguite le sue denunce. Ritrovatisi soli e in pericolo di vita, Pino e la sua famiglia sono costretti a lasciare la Calabria ed essere sottoposti al programma speciale di protezione.
Da alcuni anni, gira l’Italia e racconta la sua storia, sostenuto dalle persone che, conoscendolo, hanno deciso di stargli accanto in questo difficile viaggio. Persone a cui, divenute la sua famiglia, dedica le emozioni di questa giornata, perché “questa non è la cittadinanza onoraria di Pino, o Marisa, Ottavia e Francesco. È la cittadinanza della famiglia di Pino, la sua famiglia allargata, perché siete voi che mi avete dato la forza di andare avanti”. E, ribadisce, più volte e con forza, quanto rispetto e quanta fiducia riponga delle istituzioni; solo, a volte, “è venuta meno nei confronti di qualche uomo che rappresentava quelle istituzioni”. Spiazza la lucidità che accompagnano certe affermazioni pronunciate da chi ha rinunciato a tutto per quella “legalità – dice, gesticolando, leggermente rosso in volto – che fa bene a tutti”. Nonostante la solitudine in cui si sono trovati lui e la sua famiglia, nonostante i suoi figli non potessero correre come gli altri bambini, nonostante la revoca del programma di protezione e lo sciopero della fame per ottenerla di nuovo, nonostante le collaterali difficoltà a testimoniare ai processi. La sua famiglia, quella allargata, era presente e l’ha preso per mano accompagnandolo in Calabria a raccontare, dove avrebbe rischiato la vita fosse stato solo. La forza di Pino sta nell’aver trovato qualcuno disposto ad aiutarlo a rialzarsi da ogni caduta, a condividere le sue stesse emozioni.
Ed è un po’ paradossale che Pino dia forza alle stesse istituzioni di cui, forse, dovrebbe temere; è un po’ paradossale sia diventato colonna di quello Stato non sempre disposto a proteggerlo.
Il presidente del consiglio Basilio Rizzo e il sindaco Giuliano Pisapia, nel corso dei loro interventi, riprendono la vicenda di Pino e la legano ai passi compiuti in questi mesi dalla giunta, più importante fra tutti la costituzione di una Commissione comunale antimafia. Passi volti verso un più grande disegno di impegno comune di giustizia e libertà, di cui fa parte anche il conferimento della cittadinanza onoraria.
Pisapia ha la voce pacata, un po’ emozionata, si rivolge a Pino e alla moglie Marisa dando loro del tu. Riconosce in Pino “il coraggio delle persone trasparenti, di chi ha fiducia nel proprio paese”. Nel periodo che la città sta vivendo, dopo l’operazione Infinito dell’estate 2010 che ha richiamato l’attenzione sulle molteplici e ignorate intimidazioni a danno di molti imprenditori, Pino diventa una sorta di garanzia, una promessa, un pegno, perché certe storie non si ripetano. A conferma di questo, le parole del sindaco che indicano Pino come “l’espressione più alta e nobile di un popolo libero”; quello che vuole imparare ad essere Milano, pare implicito.
Resta nel cuore, l’immagine di Pino che aspetta poco dopo l’entrata di Palazzo Marino. Vestito elegante, in completo e cravatta, ha un immenso, sincero sorriso e stringe la mano a ogni nuovo arrivo. Pare un ospite che accoglie degli invitati nella propria casa, in un giorno di festa.
É un riconoscimento importante, per un uomo che ha raccontato la sua storia solamente attraverso se stesso e i suoi amici, anche venerdì a Milano. Gli amici di Pino Masciari, come si legge sulla maglietta.
“Anche da Milano parte una ribellione forte contro il potere mafioso. A Milano la mafia non passerà. Le mafie no, non avranno più spazio, non ne avranno più”, la voce del Sindaco, prima forte, si inabissa un po’. Queste ultime parole, la simbolica permanente presenza di Pino in città e il centinaio di persone presenti in sala per lui, da testimoni non sono solo una promessa, non più una promessa, ma paiono la reale certezza di un impegno.