di Monica Forte

Che la lobby delle discoteche sia potente è stato dimostrato da quanto successo questa estate in tutta Italia. Nonostante i rischi di contagio da Covid per gli inevitabili assembramenti, le discoteche sono state riaperte, non si poteva rinunciare alla movida, e i motivi di questa scelta scellerata sono ben cristallizzati da quanto emerso recentemente in un’inchiesta giornalistica. In Sardegna nonostante l’allarme del Comitato tecnico scientifico, che il 6 agosto si esprimeva con risolutezza contro la riapertura, il governatore e la giunta ignorano l’avvertimento in conseguenza alle  “pressioni” che avrebbero ricevuto dai gestori.

Pressioni dovute certamente a motivi di carattere economico, ma non posso non pensare che forse in parte possa aver inciso sulla decisione anche la natura “opaca” della gestione di questi locali della movida notturna che sempre più spesso le indagini della magistratura mostrano incrociarsi con gli interessi delle mafie soprattutto nel racket della sicurezza. Perché la discoteca è luogo di divertimento ma anche di sballo, è spazio privilegiato per lo spaccio di sostanze stupefacenti, è un laboratorio in cui creare e moltiplicare dipendenze tra giovani e giovanissimi, fruitori privilegiati di questi luoghi.

Ed è proprio osservando questo mondo attraverso le foto postate sui social che ho avuto modo di scoprire una nuova e più insidiosa dipendenza che sta mietendo sempre più vittime inconsapevoli tra i giovanissimi, nella generale indifferenza degli adulti che non sanno, non si informano e poco conoscono delle abitudini dei propri figli. Se provate a visitare i profili instagram di giovani frequentatori di discoteche, vedrete che molte foto ritraggono enormi vassoi contenenti bottiglioni di vodka e decine di lattine di energy drink. Si tratta di un mix molto di tendenza, ma le sostanze stimolanti presenti nelle bevande energetiche riducono la percezione degli effetti dell’alcol inducendo così le persone a bere di più e aumentando in questo modo le probabilità di mettere in atto comportamenti impulsivi e violenti.

In altre parole la combinazione tra l’effetto stimolante della caffeina contenuta in altissime quantità nelle energy drink (di per se già pericolose per rischi di aritmia, disturbi del comportamento o dell’umore, attacchi epilettici fino a conseguenze più gravi come la morte per arresto cardiaco in caso di abuso o uso abituale) e il rallentamento cognitivo dovuto all’alcol, porta a diventare “ubriachi ad occhi aperti”.

La strategia messa in atto dai gestori di questi locali è quindi di generare dipendenza inconsapevole, un popolo di avventori che invece di andare a casa a dormire, tende a rimanere nel locale e bere altri alcolici senza rendersi conto della pericolosità di tale atteggiamento perché le bevande energetiche soffocano quel forte torpore che si prova quando si beve troppo. Questo mix è particolarmente insidioso perché può portare al coma etilico e induce dipendenza. Se a tutto questo si aggiungono le sostanze stupefacenti allora l’esito può essere devastante.

Sono preoccupata degli effetti a lungo termine di queste nuove dipendenze, rischiamo di avere una generazione di adolescenti con seri disturbi psichici dovuti alle nuove sostante sintetiche e psicotrope, e un popolo di alcolizzati incoscienti. E sulle dipendenze di ogni genere le criminalità organizzate fanno business. Prevenire tutto questo si può, ma bisogna conoscere le nuove tendenze, le mode del momento, le fragilità delle persone e le necessità che da queste nascono. Evitare vecchie e nuove forme di dipendenza si traduce non solo nella tutela della salute e della sicurezza pubblica, ma anche nel ridurre le opportunità di investimento delle criminalità.

E allora osserviamo i nostri ragazzi, parliamo con loro, magari usciamo con loro, visitiamo i posti che frequentano, conosciamo le persone con le quali si accompagnano, guardiamo i social e i profili dei loro amici, cerchiamo di capire le loro debolezze e spieghiamo loro i rischi che corrono. Far finta di niente non azzera i problemi e non riduce i rischi. Conoscere significa prevenire, informare significa creare giovani consapevoli.  

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