Il Clan del Mattone. Ma attenti, perché questa espressione indica l’esatto contrario di quello che si può pensare al primo impatto. Infatti “Clan” è il termine scout che identifica la comunità di ragazzi dai 17 ai 20 anni. Nello specifico parliamo del gruppo scout Milano 37 che tra le varie attività ha deciso di investire parte del proprio tempo informandosi sulla criminalità organizzata nel nord Italia. I ragazzi e le ragazze del clan del Mattone hanno partecipato all’incontro di venerdì 2 marzo alla libreria L’Isola del Sole, dove si è celebrata la nascita del presidio dei giovani di Libera Milano, intitolato a Lea Garofalo. È in onore a lei che hanno scritto un articolo su quella serata; ma non una semplice cronaca, si badi, bensì un inno al coraggio e alla responsabilità perché – dicono loro – “la realtà milanese non è un’oasi idilliaca”. Con orgoglio, Stampo Antimafioso riceve e pubblica le loro parole.
Milano, la capitale del Nord, Milano, la città dei lavoratori, delle persone “per bene”, Milano, la locomotiva d’Italia, dove la criminalità organizzata è solo un pensiero lontano, da legarsi a un altro mondo, a regioni da sempre allo sbando, a una realtà meridionale contaminata e pericolosa, da temere e disprezzare. I casi di cronaca raccontano da anni che qualcosa sta cambiando e la realtà milanese non è un’oasi idilliaca, anzi il “mostro” mafioso è presente e presidia. Ma ci sono anche i segni tangibili, benché silenziosi e discreti, di una società civile che lotta, eccome. L’ultimo è arrivato venerdì 2 Marzo, quando è divenuto operativo il primo presidio di “Libera” a Milano. L’inaugurazione è iniziata con un aperitivo al locale “Frida” ed è proseguita nella piccola libreria “l’Isola del Sole”, arricchita da importanti partecipazioni.
L’introduzione è stata curata dai volontari, che hanno esposto le dolorose vicende della “testimone di giustizia” Lea Garofalo, a cui il presidio è intitolato. Secondo gli inquirenti della Procura di Milano, Lea Garofalo è stata torturata e sciolta nell’acido per le denunce contro le attività criminali dei fratelli Cosco (uno dei quali era suo marito) e dei clan Garofalo e Mirabelli. Sua figlia Denise ha scelto di testimoniare nel processo contro i presunti assassini della madre e per questo è divenuta un bersaglio molto “appetibile” dei clan, tanto che è da tempo costretta a vivere sotto scorta.
La lettura della richiesta di aiuto che Lea Garofalo, autodefinitasi “una giovane madre disperata”, inoltrò al Presidente Giorgio Napolitano è stato senza dubbio il momento più toccante dell’intera serata.
Gli stimoli non si sono tuttavia esauriti qui: un giornalista di “Stampo Antimafioso” ha raccontato il difficile compito di raccontare la presenza delle organizzazioni mafiose a Milano; David Gentili, presidente della commissione Antimafia del Comune di Milano recentemente approvata dal Consiglio Comunale, si è soffermato sulla natura estremamente composita di tale organo (sono presenti gruppi anche di un solo consigliere), atta a garantirne il pluralismo. La commissione ha l’obiettivo di monitorare fenomeni come la lotta all’evasione fiscale e di imporre un codice etico per tutti i partiti alle prossime amministrative.
E’ stata inoltre proiettata un’intervista al professor Nando dalla Chiesa, nella quale il sociologo ha spiegato come informarsi, sostenere chi si espone nella lotta, non frequentare attività sostenute da denaro riciclato (come le catene di negozi che sorgono all’improvviso), votare con criterio e controllare i cantieri pubblici (perché “una strada rifatta quattro volte in un anno ha evidentemente qualcosa che non va”) sia il modo migliore per dare un contributo concreto contro la criminalità organizzata. “Per una battaglia efficace occorre agire in gruppo e coinvolgere le istituzioni”, ha messo in chiaro il professore: “Non serve un nuovo Peppino Impastato”.
L’incontro si è concluso con una riflessione dell’attore e consigliere regionale Giulio Cavalli, anch’egli impegnato sul fronte della legalità con spettacoli che raccontano la criminalità organizzata al nord per i quali è stato minacciato e obbligato a vivere sotto scorta. Cavalli ha presentato il contrasto fra il potere della parola, fondamentale per informare e coinvolgere, e la necessità di un suo equilibrio con un silenzio costruttivo, affinché essa non venga monopolizzata, trasformandosi in retorica e perdendo ogni effetto. Al presidio milanese di Libera si spera da oggi che il grido di giustizia di Lea Garofalo e Denise abbia svegliato anche Milano dalla notte dell’indifferenza.
I prossimi appuntamenti promossi dal presidio antimafia sono:
- Festa Nazionale di Libera in ricordo di tutte le vittime delle Mafie, il 17 marzo a Genova;
- L’incontro Donne e Mafia con il professor dalla Chiesa dal tema l’8 marzo, alle ore 21, nell’auditorium di via Valvassori Peroni, 56.