di David Gentili
I dati di Expo 2015 sono ancora impressi nella memoria degli addetti ai lavori: 97 interdittive antimafia relative a 67 imprese. Francesco Paolo Tronca, allora prefetto di Milano, stimò il valore dei contratti che rischiavano di andare alle aziende oggetto di tentativi di infiltrazione mafiosa: erano pari a 200 milioni di euro. Per difetto e al netto delle indagini per corruzione. I Protocolli siglati ebbero indiscutibilmente successo. Tronca in Commissione Bicamerale Antimafia ricordò che la maggior parte dei lavori risultava al di sotto della soglia dei 150 mila euro: “Ciò vuol dire che le imprese risultate infiltrate avevano mirato a contratti che, secondo le regole ordinarie e se non si fossero seguite le regole della tutela rafforzata previste dal Comitato per l’alta sorveglianza delle grandi opere (CCASGO), non sarebbero stati oggetto di controlli».
Il CCASGO nasce con il D.L. 135/2009 (convertito in legge 166/2009). Ben 6 anni prima dell’evento. Dal CCSAGO nasce il primo di tutti i protocollo per Expo. Sottoscritto il 13 febbraio 2012. Ne seguiranno altri 4. L’ultimo un anno prima dell’apertura della kermesse internazionale. Per i Giochi Invernali del 2026 Milano – Cortina. Nulla. Per il momento non se ne parla. Nè di rischi, né tantomeno di protocolli, Indiscutibile il fatto che gli investimenti siano molto minori rispetto a Expo 2015. Molto maggiori soprattutto per il valore delle opere connesse (Darsena, M4, M5, Via d’acqua) anch’esse oggetto del Protocollo, per gli investimenti relativi alla costruzione dei padiglioni stranieri e della gestione dell’intera durata dell’evento, 6 mesi contro i 17 giorni dei Giochi invernali.
Il dossier della candidatura di Milano – Cortina 2026 aveva parlato di 1,3 miliardi di euro che rientreranno attraverso il contributo diretto del Cio (un miliardo) e la quota relativa ai top sponsor, sponsor locali, vendita dei biglietti. Il Governo pagherà tutte le spese per la sicurezza (415 milioni di euro). Sono 14 le sedi di gara già esistenti, 4 vanno solo restaurate (42 milioni da spendere per la pista di bob). Il palazzetto del ghiaccio da costruire, ex novo, a Santa Giulia. Così come il Villaggio olimpico nello scalo di Porta Romana. Il giro d’affari complessivo secondo la Bocconi e La Sapienza sarà di 4,2 miliardi di euro
Al primo Protocollo Expo avevano aderito: Assimpredil, Assolombarda, Direzione territoriale del lavoro di Milano, le Organizzazioni Sindacali (CGIL, CISL, UIL, FILLEA CGIL, FILCA CISL e FENEAL UIL). Dodici gli articoli che componevano il Protocollo Expo. Ecco la sintesi delle attenzioni messe in campo: informazioni antimafia generalizzata e indipendente dalle cifre dei contratti; controllo accessi, badge, settimanale di cantiere; piattaforma informatica sulla quale caricare i dati delle aziende appaltanti e i dati di accesso ai cantieri; obbligo di denuncia di ogni tentativo di estorsione, intimidazione o richiesta di tangenti, pena esclusione o commissariamento; accordo tra Polizie locali per controlli puntuali sui camion in uscita dai cantieri.
Ora il CCASGO è stato sostituito dal CCASIIP (Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Infrastrutture e degli Insediamenti Prioritari), ma gli obiettivi sono gli stessi: “L’organismo collegiale” si legge sul sito del Ministero dell’Interno “è una risposta, in termini di contrasto e di prevenzione ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale”. A differenza di Expo, per le olimpiadi alcune opere saranno costruite da privati. Milano Santa Giulia spa (MSG) ha firmato la variante dell’accordo di Programma per Santa Gulia, che prevede la costruzione del PalaItalia. Il Fondo Porta Romana (Coima Sgr, più Covivio, più Prada Holding), ha acquistato l’area ferroviaria dismessa da Sistemi Urbani e ha l’obbligo di costruire il Villaggio Olimpico.
Il problema però sta qui: se per Expo gli investimenti erano pubblici (discorso a parte per i padiglioni stranieri). Pubblica anche la stazione appaltante. Per le Olimpiadi del 2026 e per alcune opere strategiche, milanesi, ad aggiudicare gli appalti saranno i privati. Aziende internazionali, quotate in borsa, fondi immobiliari. Il Colonnello Samaja, ex Capo Centro della DIA milanese il 30 marzo scorso, durante la seduta di commissione Antimafia dedicata alla relazione semestrale DIA era stato perentorio. Un Protocollo per le Olimpiadi? “È chiaro che ci sarà. Un metodo di lavoro identico a quello utilizzato per Brebemi e per Expo. C’è tempo, non tantissimo, ma è argomento all’attenzione della Prefettura”.
Più recentemente, a inizio agosto, abbiamo avuto in Commissione Antimafia chi, attualmente, possiede l’area su cui sorgerà il PalaItalia. Ci ha dato ottime garanzie, sia sul controllo all’accesso dei mezzi e degli uomini nei cantieri, sia sull’uso sistematico per le categorie più a rischio delle aziende iscritte alla White List della Prefettura. Ora sappiamo, però, che Milano Santa Giulia spa è in procinto di formalizzare la vendita dell’area su cui sorgerà il PalaItalia a EVD Milan. Sarà la filiale italiana della CTS Eventim a costruirlo. Tutto vanificato dunque? Come potranno le attenzioni di Milano Santa Giulia spa riverberarsi su EVD Milan? Che certezze abbiamo?
Alessandro Meneghelli, Direttore pianificazione urbanistica e programmazione di MSG spa è stato chiaro: “Abbiamo dei controlli stringenti negli accessi ai cantieri, sul profilo imprenditoriale dei nostri appaltatori, Esigiamo clausole risolutive per i subappalti e subcontratti, anche per ciò che riguarda al sicurezza del lavoro. Il PalaItalia, però, sarà opera privata, realizzata con fondi privati e sarà una società straniera a realizzarlo. Noi abbiamo determinate attenzioni. Però poi ci scontriamo con delle realtà straniere che non sempre ci seguono e accolgono le nostre richieste”. E ricordiamocelo: quanto ci è stato detto in commissione dall’ingegner Meneghelli, rappresenta solo una porzione dei possibili e doverosi controlli previsti per Expo e comunque insufficienti per un evento importante e di rilievo mondiale. Coima invece non ce l’ha fatta a garantire la sua presenza prima della pausa estiva. Il suo contributo lo offrirà a settembre. Ha promesso che ci invierà materiale utile per capire.
Da quanto abbiamo saputo e capito, né la Fondazione creata per l’organizzazione e la gestione delle Olimpiadi invernali 2026, né alcuno dei grossi “player” internazionali è stato coinvolto dal Ministero dell’Interno per avviare un analogo percorso di difesa dell’evento dagli interessi criminali mafiosi, come quello pensato e realizzato per Expo. Penso proprio che ora si dovrà correre oppure qualcuno ci dovrà spiegare perché.