Alla conferenza stampa nel Tribunale di Milano di giovedì  1 dicembre 2011 erano presenti tutti i protagonisti dell’ultima operazione antimafia portata a termine dalle procure di Milano e Reggio Calabria: il Procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, i pm di Milano Ilda Boccassini, Alessandra Dolci, Paolo Storari e quelli di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino, i capi della squadra mobile della polizia di Milano Alessandro Giuliano e di Reggio Renato Cortese. Tutti presenti per dimostrare l’unità d’intenti e di lavoro, oltre alla profonda fiducia reciproca.

Il filone che hanno illustrato è «particolarmente delicato e significativo, smaschera i contatti che la ‘ndrangheta ha con alcune sfere istituzionali». Bruti Liberati, riferendosi in particolare all’arresto del presidente della sezione “misure di prevenzione” del Tribunale di Reggio Calabria Giuseppe Vincenzo Giglio (accusato di favoreggiamento mafioso, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio) ha sottolineato come questo non sia un «processo alla magistratura calabrese, ma a singoli  magistrati con posizioni individuali precise». L’importanza della collaborazione investigativa e del coordinamento operativo tra le due procure viene più volte sottolineata negli interventi, come risposta al «profondo convincimento – ha detto Pignatone – che la ’ndrangheta oggi ha il cuore a Reggio Calabria e proiezioni di importanza notevolissima nel Nord Italia, attraverso un interscambio continuo di persone e risorse sociali, attraverso l’aiuto e la connivenza con professionisti italiani e stranieri».

Ilda Boccassini ha elogiato innanzitutto  il lavoro svolto con passione e abnegazione dalle forze dell’ordine, confidando che «ancora mi stupisco quando vedo comportamenti non consoni da parte di appartenenti alla magistratura, alla Guardia di Finanza e alle istituzioni. È un aspetto che mi addolora, siamo rimasti sgomenti». La pm di Milano ha poi sottolineato come «alcuni magistrati e giornalisti ritengono un errore fare riferimento all’unitarietà della ‘ndrangheta. Io vorrei che avessimo a che fare con delle ‘ndrine scollegate tra loro perché sarebbero più facili da sconfiggere, ma purtroppo non è così e una visione parcellizzata non consente di capire i contatti con il capitale sociale, politico e imprenditoriale del vissuto quotidiano». I magistrati Dolci e Prestipino hanno illustrato la strategia di lavoro delle due procure, indirizzata verso quella “zona grigia” che accresce e legittima l’organizzazione criminale, aggredendo e colpendo gli aspetti che consentono di lavorare al modello espansionistico: «Il ruolo dell’avvocato Vincenzo Minasi ha svelato il canale sofisticato di riciclaggio che da Palmi passa dalla Svizzera per finire negli Stati Uniti, attraverso l’intestazione fittizia dei beni, il passaggio di proprietà e la gestione dei passaggi da parte del professionista che si appoggiava al notaio Daniele Borrelli (non indagato), con studio a Lugano, titolare dello schermo societario con sede negli USA».

I presenti hanno quindi risposto alle domande dei giornalisti: «Ci sono lavori in corso riguardo delle “talpe” nelle procure, probabilmente più di una, non solo a Catanzaro ma anche a Milano – ha spiegato ancora Ilda Boccassini –. Questa indagine è la conferma del modello espansionistico della ‘ndrangheta, non solo della sua struttura organizzativa ma anche del modello di relazioni esterne. Questo meccanismo era stato compreso chiaramente negli anni ’80 da un poliziotto, il dottor Giorgio Pedone, che aveva stilato un’informativa dettagliata, ma la miopia della magistratura non aveva valorizzato il suo lavoro. I boss della famiglia Valle-Lampada, che puntavano al monopolio nel campo delle slot machines e sicuramente ci sarebbero arrivati, hanno ricevuto un importante riconoscimento da parte del Vaticano». «La ‘ndrangheta in campo politico è trasversale e appoggia chiunque possa servire ai loro interessi. Tenete conto che l’Expo non si giocherà tanto a  Milano, ma nelle periferie cittadine, come Corsico e Buccinasco: è lì che verranno fatte le più grosse costruzioni».

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