Venerdì 2 settembre, Costa Masnaga
Non è stato un bel risveglio per il gruppo di volontari. Nella notte, infatti, qualcuno ha pensato di tagliare la “Tenda della Memoria” che era stata montata a inizio campo nei giardinetti di largo Montenero a Lecco. Che cosa fare? Naturalmente, non perdersi d’animo e riparare subito i danni, perché quel simbolo possa rimanere tale fino alla conclusione di questo campo lavoro sui beni confiscati alla mafia. E perché quella di Lecco e dintorni, come scritto nel titolo di presentazione del campo, dimostri di essere “una terra che ha gli anticorpi”, o perlomeno che questi anticorpi stanno cominciando a darsi da fare.
Chi sarà stato a danneggiare la tenda? Probabilmente non lo si saprà mai, magari qualche adolescente a spasso per Lecco alla ricerca dell’ebrezza del vandalismo si è trovato di fronte a questa tenda “disabitata” e ha pensato bene di divertirsi così. Sembra più difficile possa trattarsi, al contrario, di un gesto pensato e simbolico, magari ad opera proprio di quelle cosche ‘ndranghetiste che ancora esistono nel lecchese. In ogni caso, il gesto è riconducibile a dei “cretini”, tutti coloro – come ha spiegato Nando dalla Chiesa – che in modo innocente e senza alcun tipo di accordo compiono azioni e scelte che servono alla mafia.
È stata la mattinata più dura dall’inizio del campo anche per il lavoro di pulizia che il gruppo ha svolto, con l’aiuto degli operatori della Protezione Civile, nelle discariche abusive lungo la strada statale 36 a Costa Masnaga. Sempre questo paese di 4800 abitanti, che con 7 beni confiscati detiene il primato nella provincia di Lecco, è stato teatro degli ultimi appuntamenti organizzati da Libera e Legambiente, dando un segnale positivo e incoraggiante nel cammino complesso della lotta alla mafia in Lombardia.
Nel tardo pomeriggio di ieri i giovani della cooperativa “La linea dell’arco” che gestiscono il centro sociale “Bar-y-centro” hanno inaugurato nel loro locale un punto vendita dei prodotti di Libera Terra, il circuito che produce vino, olio, sughi e passate di pomodoro, farina e tanto altro dai terreni del Sud Italia confiscati ai mafiosi. Gli interventi del sindaco Umberto Bonacina e del senatore Antonio Rusconi hanno sottolineato l’importanza dei comportamenti normali e consapevoli delle singole persone per contrastare le organizzazioni criminali, così come la cultura e l’istruzione siano i primi passi per raggiungere la libertà.
Durante tutta la serata è stato allestito un “albero della memoria” da cui i presenti hanno avuto la possibilità di raccogliere una foglia, cioè un cartoncino colorato con il nome e la breve descrizione di una vittima innocente della violenza mafiosa, per poterlo in questo modo adottare.
La serata si è conclusa con l’intervento di Nando dalla Chiesa, presidente onorario di Libera e docente di Sociologia della criminalità organizzata all’università statale di Milano, nell’incontro intitolato “Memoria e testimonianza”, nel quale si è rivolto non solo ai giovani volontari ma anche agli adulti presenti: «A voi giovani dico di coltivare le amicizie che sono nate in questo campo, e di tornare a casa pronti a darsi da fare con passione, perché è proprio l’orgoglio di lasciare un piccolo segno che dà un senso alla vita delle persone. Ricordatevi che nulla sarà mai semplice, che dovrete essere forti e sapere che per ottenere 10 bisognerà dare 100. Noi adulti, invece, dobbiamo eliminare l’ipocrisia del dire “largo ai giovani!”; dobbiamo dire “io lo faccio finché campo ed è bene che anche tu faccia la stessa cosa”». La giornata di ieri era particolare per Nando dalla Chiesa, perché vigilia del 29° anniversario dell’uccisione di suo padre, il generale dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa, che fu anche il primo prefetto ad andare a fare una lezione sulla mafia in una scuola su invito degli studenti, ai quali disse: “Impegnatevi, ma mi impegno anche io”.
L’importanza di una educazione alla legalità da sola non basta a sconfiggere le organizzazioni criminali, perché il problema del controllo del territorio da parte dei mafiosi richiede una risposta decisa: «abbiamo bisogno che le organizzazioni mafiose vengano colpite e represse, per abbattere l’idea che loro siano più forti dello Stato; umiliandoli e punendoli nei loro interessi si allontana il baricentro della gente nei loro confronti, così come cambia la prospettiva dei mafiosi di fronte ad una situazione intransigente. Lo Stato deve garantire cultura, educazione e repressione».
Nel concludere la serata, il sindaco Bonacina ha incoraggiato i cittadini a stare vicini agli amministratori di queste zone, che le minacce spesso le ricevono, come ha rivelato essere accaduto a lui: «la mafia è qui, nei nostri paesi, e non bisogna dare spazio a questa gente ma sostenere le forze dell’ordine che ci danno garanzie di sicurezza. L’esempio della Perego Strade di Cassago Brianza deve essere un monito: i Perego sono stati dei cretini, perché pensavano di risolvere i loro problemi affidandosi ai mafiosi, mentre invece la ditta è fallita e alcuni ora sono anche in carcere. In Italia noi non siamo un “paese di merda” e dobbiamo dimostrarlo».