Il racconto delle iniziative a cura di diregiovani.it
672 in Italia, 158 in Lombardia. È il numero delle vittime dei sequestri di persona a scopo di estorsione compiuti dalle organizzazioni mafiose italiane. Una stagione collocabile tra la metà degli anni ’70 e la metà degli anni ’80, che ha visto la Brianza tra le aree maggiormente colpite, proprio a causa della sua vitalità economica. Le vittime infatti erano perlopiù imprenditori, membri della borghesia lombarda, e spesso i loro figli.
Come Paolo Giorgetti, tra i primi e più efferati sequestri di persona in Lombardia. Il terzo rapimento a Meda in poco tempo. Paolo Giorgetti, figlio di Luigi Giorgetti, uno dei più noti industriali della Brianza di allora, fu rapito a soli 16 anni il 9 novembre 1978 mentre andava a scuola, il liceo scientifico ‘Marie Curie’. Il giovane morì durante il sequestro, probabilmente a causa delle percosse subite, e il suo corpo, bruciato e carbonizzato, fu ritrovato nel bagagliaio di un’auto in fiamme nel parco delle Groane solo due giorni dopo. Per l’omicidio Giorgetti vennero arrestate otto persone, quasi tutte di origine calabrese.
La banda del sequestro Giorgetti ne’ compì probabilmente anche altri, tra la Brianza ed il varesotto, compreso quello di Emanuele Riboli. Il ragazzo venne rapito a Buguggiate, in provincia di Varese, il 14 ottobre del 1974 mentre stava tornando da scuola con la bicicletta. Fu sequestrato dal clan di Giacomo Zagari- boss di una importante famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno- e condannato a una durissima detenzione. Alla fine fu ucciso e il suo corpo fatto sparire, forse dato in pasto ai maiali. Aveva 17 anni. Ma l’esempio più significativo tra i sequestri di persona eseguiti dalla ‘ndrangheta in Brianza fu quello di Cristina Mazzotti, conclusosi tragicamente nonostante il pagamento del riscatto altissimo: un miliardo e cinquanta milioni. Un sequestro talmente ben orchestrato che la maggior parte della somma pagata per il riscatto fu inviata subito verso la Calabria e in poche ore svani’ nel nulla.
La sera del 30 giugno 1975 alcuni uomini armati fermarono la Mini Minor su cui Cristina Mazzotti viaggiava con due amici. Rapirono la giovane figlia di Elios Mazzotti, industriale milanese con casa a Eupilio, nella Brianza comasca. Erano i primi giorni di vacanza, Cristina stava festeggiando la promozione e i suoi appena compiuti 18 anni. Morì, oltreché di stenti, per una overdose indotta, un mix di eccitanti e tranquillanti somministrati senza alcuna conoscenza medica. Il suo corpo fu ritrovato nella discarica di Varallino di Galliate nel novarese, il primo settembre dello stesso anno. Però, a caratterizzare la Brianza, vi fu per un certo periodo anche un forte movimento popolare locale, guidato nei suoi primi passi dall’allora sindaco di Giussano Erminio Barzaghi. Una eredità, di memoria e di impegno, che oggi è di nuovo sentita da cittadini, istituzioni, scuole. Ecco quindi che lo scorso 11 maggio 150 studenti della scuola media di Ronco Briantino hanno corso una staffetta e intitolato il parco antistante l’istituto alla memoria di Paolo Giorgetti. I vincitori sono stati premiati dalla sorella Roberta e dalla sindaca Kristiina Maria Loukiainen.
“Il progetto– spiega Gianmarco Crescentini della segreteria organizzativa dell’evento- nasce dalla collaborazione tra Libera, il comune di Ronco Briantino e il ‘Punto Giovani’ del territorio. Il primo contatto e’ stato a giugno con Lella Sala, assessora all’Istruzione del comune di Ronco, in occasione di una formazione in Brianza. Qui è venuta l’idea di organizzare un evento sportivo coinvolgendo la scuola media di Ronco. Tra marzo e aprile i formatori di Libera Milano hanno incontrato tutti gli alunni del secondo anno mentre gli studenti del terzo anno hanno lavorato insieme ai loro docenti per scegliere il nome della vittima a cui dedicare il parco”.
La scelta è ricaduta su Giorgetti perché “è una storia importante per il territorio brianzolo e anagraficamente vicina agli studenti– ha proseguito Crescentini- Una storia che purtroppo è stata dimenticata per tanti anni perché per altrettanti anni in Lombardia ci siamo dimenticati delle vittime dei sequestri che la ‘ndrangheta, e prima Cosa nostra, hanno sistematicamente compiuto in tutta la regione. Così, quando hanno scelto di ricordare Paolo Giorgetti, abbiamo subito contattato la sorella Roberta per invitarla alla manifestazione”.
A Varese, invece, l’istituto superiore ‘Newton’ ha dedicato un giardino a Emanuele Riboli, suo ex studente. Il perche’ di un cortile lo spiegano gli studenti citando il cantautore calabrese Rino Gaetano: “può nascere un fiore nel nostro giardino, che neanche l’inverno potrà mai gelare”. “Per noi un giardino fiorito è simbolo di rinascita– ha esplicitato il dirigente scolastico Daniele Marzagalli alla Dire- il giardino è nel nostro cortile principale quindi lo viviamo tutti i giorni e viene manutenuto dagli stessi studenti che lo hanno creato l’anno scorso. Il nostro concerto di fine anno lo terremo proprio qui”.
La cerimonia d’intitolazione, ideata e curata da ragazzi e docenti del corso di servizi per l’agricoltura, si è celebrata esattamente un anno fa. “È stata una occasione– ha ricordato il dirigente scolastico Daniele Marzagalli- per condividere coi nostri ragazzi i valori fondamentali della legalità e della memoria. Prenderci cura di questo giardino-ha concluso- è il modo migliore per non dimenticare mai Emanuele”.
Infine, Cristina Mazzotti. Il suo ricordo è tenuto vivo dalla fondazione che porta il suo nome, costituita dal padre Elios Mazzotti subito dopo la morte di Cristina. Da sempre impegnata in progetti per la prevenzione del disagio giovanile, nel 2015 la fondazione ha dato il suo contributo alla stesura dello spettacolo teatrale ‘5 centimetri d’aria. Storia di Cristina Mazzotti e dei figli rapiti’, di Paola Ornati e Marco Rampoldi, il primo spettacolo teatrale sulle vittime dei sequestri di persona in Lombardia. ‘Cinque centimetri’- tale era l’ampiezza de tubo di plastica che collegava la prigione di Cristina con l’esterno- è nato da un laboratorio di scrittura che ha coinvolto l’università di Milano e, dal giorno della sua anteprima per le scuole al ‘Piccolo Teatro’ di Milano, ha girato decine di scuole e spazi comunali in tutta la Lombardia.
Arianna Mazzotti, la nipote di Cristina, sulla scia dell’emozione suscitata da questo spettacolo, ha intrapreso una sua personale opera di testimonianza: “Quando vado nelle scuole io racconto la storia della mia famiglia e la storia di Cristina– ha spiegato Arianna Mazzotti alla Dire- Dallo spettacolo io stessa ho imparato molto e ho avuto nuovi spunti per approfondire la mia conoscenza del caso. Due anni fa poi ho conosciuto Libera e tramite loro ho iniziato a fare incontri nelle scuole. Lo strumento del teatro e’ un modo eccezionale di coinvolgere il pubblico. Quando lo abbiamo portato a Erba ha avuto un grandissimo impatto– ha proseguito- le persone ricordavano tutto benissimo, nonostante fosse passato molto tempo, perché è stato un episodio davvero drammatico. Allora ci siamo resi conto che si poteva continuare a parlarne. Ora il mio obiettivo è coinvolgere sempre più le scuole nella visione dello spettacolo”.