di Martina Bedetti
La pandemia da Covid-19 ha ormai assunto dimensioni globali con conseguenze profonde sulla società non solo da un punto di vista sociale e sanitario, ma anche dal lato economico.
Particolare attenzione va posta al tema delle piccole e medie imprese che costellano il tessuto industriale italiano e che stanno affrontando un periodo di profonda crisi. Le chiusure forzate imposte dal governo hanno senz’altro inciso negativamente sulle entrate delle aziende (ma non sui costi); inoltre, l’abbassamento del rating bancario e le conseguenti difficoltà di accesso al credito hanno determinato una diminuzione drastica di liquidità delle stesse. Le organizzazioni di stampo mafioso dispongono invece di ampi margini di liquidità e possono offrirsi come alternativa alle banche, mettendo a disposizione i propri capitali e il proprio sostegno alle società in crisi. È ciò che il Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Annapaola Porzio, definisce come “Welfare mafioso di prossimità”.
In un contesto di emergenza sanitaria il prestito usuraio diventa opportunità di investimento per le organizzazioni di stampo mafioso. Non stupisce infatti l’aumento di reati legati all’usura nel primo semestre del 2020 (+6,5 % secondo Libera) rispetto al 2019, benché il numero di denunce rimanga sempre limitato. Lo schema “usuraio” prevede un’iniziale erogazione di prestiti a tassi molto ridotti da parte di organizzazioni criminali per poi attuare una forma di pressione estorsiva finalizzata all’espropriazione dell’attività. In altri casi le organizzazioni criminali si propongono per acquistare i crediti deteriorati delle società in crisi (non performing loans) laddove le banche non sono in grado di farlo. In questo modo acquisiscono posizioni creditorie nei confronti di imprese in settori particolarmente a rischio per via dell’emergenza come quello turistico, della ristorazione e del commercio.
La risultante di tali strategie è consolidare il controllo di un dato territorio e, dall’altro lato, l’immissione sul mercato di capitali di dubbia provenienza nonché l’inquinamento di sistemi economico-finanziari ai danni dei normali processi di sviluppo. Un altro vantaggio risiede nel fatto che gli esercenti vittime di usura difficilmente denunciano, garantendo così all’organizzazione una sorta di minore “visibilità”.
Senz’altro l’usura non è da considerarsi nuova ai gruppi mafiosi – si pensi ad esempio ai clan campani in Veneto e in Toscana o alla ‘ndrangheta nel Nord Italia – ma con la recessione economica in atto si ha ragione di credere che possa assumere dimensioni ancora più preoccupanti. Ed è proprio per questo motivo che lo Stato, che ha già stanziato dei fondi per la prevenzione del fenomeno dell’usura, si adoperi per adottare strategie più efficaci non solo per la prevenzione del fenomeno ma anche per il sostegno alle vittime.