di Paolo Frosina
Osservatorio Boris Giuliano
La Sala del Minor Consiglio, al centro del Palazzo Ducale di Genova, non è una venue qualunque. Già sede delle adunate dell’omonimo organo ai tempi della Repubblica dei Dogi, è uno dei saloni più belli del centro cittadino, richiestissimo per matrimoni, conferenze e convegni di alto livello. Proprio una settimana prima, quando Enrico Zucca, magistrato titolare dell’inchiesta sui fatti della Diaz, vi aveva tenuto il suo primo intervento pubblico in città, era pienissima. Sabato 13 giugno la sala in stile neoclassico era quasi ugualmente stipata: ma non si assisteva all’orazione di un famoso pm su uno degli avvenimenti che più hanno sconvolto l’opinione pubblica negli ultimi decenni, bensì, stavolta, alla presentazione di un progetto nato dall’idea di un gruppo di sconosciuti ventenni o poco più. Certo, l’evento – “Occhio alle mafie” – si è svolto sotto le insegne di Libera, con l’autorevolezza e il rispetto a cui nel corso degli anni le persone hanno imparato ad associarle; e certo, la presenza tra gli oratori del prof. Nando dalla Chiesa, unico nome a dire qualcosa a chi avesse guardato la locandina, ha contribuito ad assicurare un’ottima fetta di pubblico. Ma resta il fatto che i protagonisti dell’evento di sabato eravamo noi, “signori nessuno”, semplici studenti a cavallo della laurea: e che è stato il degno coronamento di un percorso lungo e travagliato, ripagato in questa giornata da una gioia e una soddisfazione senza pari.
Nel presidio genovese di Libera convivono da sempre anime diverse. Una è incarnata dal cosiddetto “gruppo giuridico”: studenti in giurisprudenza, un po’ nerd nel loro interesse sfrenato per politica e attualità, interessati a conoscere e divulgare dal punto di vista tecnico i fatti di mafia sul territorio ligure. Il comandante in capo dei ‘giuristi’, Luca Traversa, 24 anni, si è laureato con una tesi sul radicamento delle associazioni mafiose al Nord, dando il via alla raccolta di materiale sull’attività delle cosche calabresi nella nostra regione. Da Ventimiglia e Bordighera, coi rispettivi consigli comunali sciolti per infiltrazioni, fino al verduraio-boss genovese Mimmo Gangemi: un ginepraio di atti giudiziari, i cui contenuti Luca ha approfondito e condiviso con noi colleghi presidianti. Finchè, a un certo punto, insieme al Coordinamento Regionale non abbiamo pensato che valesse la pena rendere pubblico e fruibile a tutti un lavoro di tale qualità e rilevanza. “Un anno fa abbiamo chiesto a questi ragazzi di condividere la loro formazione, mettendo il loro impegno al servizio della cittadinanza”, apre l’incontro Stefano Busi, referente regionale di Libera, col suo testone e le lenti squadrate. Pur essendo a tutti gli effetti ‘uno di noi’, appena passati i 30, ha il tono professionale di chi rappresenta un’associazione importante, e presenta al pubblico qualcosa di cui – lo si vede, e ci fa piacere – va particolarmente fiero. Luca conferma, con la parlantina serena di chi intrattiene gli amici al bar, nonostante si rivolga al pubblico più vasto della sua vita: “Eravamo giunti alla conclusione che nella nostra regione ci fosse un deficit informativo sul fenomeno mafioso. Grazie a Libera e alla credibilità che la contraddistingue abbiamo potuto entrare in stretto contatto con magistrati e forze dell’ordine, raggiungendo un certo livello di cultura su questi temi, un sapere che ora abbiamo deciso di condividere”.
Nasce così, dopo un anno di incubazione, l’Osservatorio Boris Giuliano sulle mafie in Liguria. E’ un portale web (mafieinliguria.it) dalla grafica accattivante ed al tempo stesso semplice e intuitiva, suddiviso in sezioni. Due di esse sono specificamente dedicate ai maggiori processi per 416 bis celebrati nella nostra terra: Maglio 3, sulla ‘ndrangheta a Genova, che ha visto tutti gli imputati assolti nel novembre 2012 per insussistenza del fatto, e La Svolta, sulle infiltrazioni nell’imperiese, che ha invece visto nell’ottobre dello scorso anno le prime condanne per associazione di stampo mafioso emesse in Liguria. E’ poi presente un’area “Approfondimenti”, contenente contributi di tipo più strettamente tecnico-giuridico, nonché cronache o analisi su fatti e problematiche extra-liguri; l’area “Archivio giudiziario”, con i file PDF integrali dei vari atti e sentenze; la “Rassegna stampa” dei contributi giornalistici sulla mafia in Liguria. Senza dimenticare le spettacolari vignette partorite dal nostro Stefano Rossi che contribuiscono ad alleggerire e rendere più piacevole il colpo d’occhio del sito. “La platea a cui ci rivolgiamo è per natura eterogenea” – spiega Luca, neo-responsabile dell’Osservatorio, gli occhi che brillano – “per questo abbiamo studiato differenti canali di comunicazione: le sentenze integrali per chi è più interessato, i nostri approfondimenti, la cronaca, i fumetti e addirittura un’infografica attiva sulla mafia in Liguria”.
Ma perché dedicare questo progetto a Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo, assassinato da Cosa Nostra negli anni ’70? Su mafieinliguria.it trovate un’ampia ed esauriente motivazione della scelta. Luca, davanti al pubblico del Ducale, la sintetizza così: “Boris Giuliano è una vittima di mafia tra le meno conosciute. Ha però dato un contributo importantissimo nel contrasto alla criminalità organizzata, con le sue analisi investigative attente e lungimiranti: intuì per primo la pista legata al traffico di droga che legava Palermo agli Usa, scoprì le attività di riciclaggio di denaro di Cosa Nostra. Soprattutto, era una persona come noi, che ci rappresenta un po’ tutti: professionale ed entusiasta, pieno di passione, amante dello sport e dei viaggi”. L’Osservatorio si propone di coniugare questo elemento, il ricordo di chi ha dato la vita per la causa della legalità del nostro paese, con l’impegno a fare la propria parte affinchè la violenza mafiosa trovi sempre meno spazio vitale, in Liguria e in tutta Italia: memoria e impegno, insomma, i due pilastri su cui si fonda l’azione di Libera fin dalla sua fondazione del 1995, come ricorda Stefano Busi. Dopo questa breve introduzione, il responsabile chiama accanto a sé ognuno dei collaboratori che hanno dato il proprio contributo al progetto: Federica Barabino, instancabile detective e aspirante poliziotta, laureata con una tesi sui collaboratori di giustizia; Pietro Mensi, responsabile pubbliche relazioni dell’Osservatorio, riccioli castani e sguardo entusiasta; Davide ‘Maestro’ Ghio, che si è occupato della promozione mediante video e social network; Valentina Lari, instancabile collaboratrice e correttrice di bozze; Antonio Lijoi, il più giovane del gruppo – appena 19 anni – responsabile della rassegna stampa; Guglielmo Cassinelli, fondamentale curatore grafico e creatore del sito; e infine io, che cerco di portare la mia passione per il giornalismo e la scrittura al servizio di questa bellissima causa. Tutti veniamo accolti da un applauso, con grave imbarazzo di molti. In sala ci sono persone di tutte le età, e a molti signori un po’ più anziani si legge in faccia qualcosa del tipo “però, questi ragazzi… che roba che hanno tirato su!”.
Per ultimo prende la parola l’ospite d’onore, il professor Nando dalla Chiesa, associato di Sociologia della Criminalità Organizzata alla Statale di Milano, figlio di Carlo Alberto, generale dei Carabinieri assassinato nel 1982 da Cosa Nostra. Il professor Dalla Chiesa è stato l’ispiratore, nella sua università, di un progetto a cui l’Osservatorio si ispira fortemente: la testata online Stampo Antimafioso, per la quale ho l’onore di scrivere questo resoconto. “Questo lavoro è un’occasione di crescita civile per tutti”, esordisce il professore, riempiendoci d’orgoglio. “La scelta di dedicarlo a Boris Giuliano è una scelta che parla: quando Giuliano fu ucciso, il suo assassinio non generò particolari sconvolgimenti nelle istituzioni, un po’ come quello di Giorgio Ambrosoli. Era un periodo di grave disattenzione, in cui si era sviluppata quasi un’abitudine al delitto. Sono molto contento di partecipare all’inaugurazione di un progetto dedicato a lui. Quello di Libera è un popolo in cammino, in cammino verso un mondo e una società migliori e più liberi: e questa nuova voce è una tappa di questo percorso. E’ importante che le informazioni vengano fissate, troppe volte informazioni false passano di bocca in bocca autoalimentandosi, cambiando i profili dei fatti e delle persone. L’ampiezza della diffusione che ha raggiunto l’informazione rende possibile, in assenza di capacità critiche e di conoscenze di base molto solide, la diffusione di contenuti truffaldini. Il linguaggio è in questo molto importante: dove il linguaggio si inaridisce, riducendosi a cento parole o poco più, non si può raccontare efficacemente il contesto dove la mafia opera. È come un botanico che conosce solo quattro colori”, dice. E conclude l’incontro con la più grande attestazione di stima e di fiducia che potesse giungerci da un uomo della sua levatura: “La volontà di questi giovani di raccontare le caratteristiche delle mafie sul loro territorio è indice di una cultura capace di contrastare l’omertà e il silenzio. C’è un vento nuovo che si manifesta attraverso il vostro lavoro”. Credo di parlare a nome di tutti nel manifestare la commozione, e insieme il senso di responsabilità, che suscitano in noi queste parole: cercheremo, e sarà impresa ardua ma bellissima, di esserne all’altezza.