Si stringe il cerchio attorno ai protettori di Matteo Messina Denaro. I carabinieri del comando provinciale di Trapani hanno arrestato un presunto fedelissimo del super boss. Si tratta di Gaspare Salvatore Guicciardi, accusato di associazione mafiosa e di aver favorito la clandestinità di Messina Denaro, tra i latitanti più pericolosi del mondo. Le manette sono scattate all’indomani della conclusione del processo ‘Pionica’, figlio dell’omonima operazione antimafia del 12 marzo 2018. Oltre 57 gli anni di carcere inflitti dal tribunale di Marsala a sei degli otto imputati, tra cui Guicciardi, condannato a 10 anni su richiesta dei sostituti procuratori Gianluca De Leo e Giacomo Brandini della Dda di Palermo.
L’uomo, 58 anni, è stato rintracciato nella sua abitazione a Vita, nel Trapanese, nella notte tra il 4 e il 5 gennaio. Secondo gli investigatori appartiene proprio alla famiglia mafiosa di Vita, comune agricolo di pocopiù di 1800 abitanti tra Calatafimi Segesta e Salemi. Guicciardi avrebbe mantenuto “un costante collegamento” con altri affiliati “assicurando all’interno del sodalizio criminoso la veicolazione di informazioni riservate, comunicando il rinvenimento di apparecchiature destinate all’attività investigativa”, spiegano i carabinieri.
Non solo. Avrebbe messo a disposizione dei boss i locali del proprio baglio, un casolare situato in aperta campagna, precisamente in località Chinea. Un posto ideale, apparentemente lontano da occhi indiscreti, nell’agro tra Trapani e Salemi. Qui i sodali si incontravano, si scambiavano notizie e stabilivano i piani da attuare.
Guicciardi si sarebbe inoltre intestato dei beni, poi rivenduti, “al fine di sottrarli alle misure di prevenzione patrimoniale” e i cui proventi “venivano messi a disposizione per foraggiare economicamente anche la latitanza di Matteo Messina Denaro”. La rete attorno all’uccel di bosco di Castelvetrano si stringe.