Diciassette, diciotto, ventidue e ventitre maggio. Milano ricorda il trentennale e il ventennale della morte, rispettivamente, di Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino. Lo fa senza retorica, vestita di motivazione e senso critico.

foto di Leidy Besana

Giovedì 17 maggio. Si comincia con il convegno “La corruzione a vent’anni da Mani Pulite” presso l’Università degli Studi di Milano. Organizzano Libera e gli atenei milanesi, inaugurando così il secondo ciclo di seminari interuniversitari sulle mafie nelle regioni settentrionali. L’aula 208 della Facoltà di Giurisprudenza, zeppa di studenti, si lascia letteralmente sedurre dallo sguardo poliedrico con cui viene affrontato il fenomeno della corruzione. “Siamo un paese alla follia giuridica” commenta il magistrato Piercamillo Davigo. “Insieme alla Norvegia, siamo gli unici ad avere un codice penale precedente alla seconda guerra mondiale”. “Ovviamente è stato rimaneggiato ma senza nessun criterio” e il risultato è che “abbiamo un sistema penale totalmente irrazionale tale per cui il 98% dei reati continuati per corruzione è sotto i 2 anni di reclusione”. In più, “noi inventiamo figure con una solerte rapidità”: “l’impumone” ad esempio, ovvero, come ebbe a scrivere anche Giuseppe d’Avanzo, “un ibrido alquanto deforme. […] Come testimone ha l’obbligo di rispondere secondo verità alle domande che gli vengono rivolte in aula. Come imputato può avvalersi del “diritto al silenzio o alla menzogna”. La speranza allora è che la prof.ssa dell’Università dell’Insubria, Grazia Mannozzi, abbia notizie migliori. Macché. “L’anima della corruzione è lo scambio, questo pactum sceleris tra individuo e autorità, che si fonda sempre su un do ut des”. Peccato però che l’inchiesta Mani Pulite sconfessi quella che è la definizione ottocentesca; infatti, non solo “l’Italia si scopre endemicamente corrotta” ma, soprattutto, “scopre una corruzione sistemica e complessa, fatta di reti di relazioni e non più fondata su quello scambio”. Le cose si complicano quindi. In pratica, dati e grafici alla mano, la Mannozzi sostiene che “da Mani Pulite in poi sempre più forte è diventata la figura dell’intermediario che per ogni evento delittuoso si frappone tra corrotto e corruttore”. È così, dunque, che la rete si infittisce. Con perizia e proprietà del tema, la studiosa snocciola abbondanti dati  anche sulla inadeguatezza dell’applicazione della risposta sanzionatoria – “immaginata in realtà molto severa” – e fa riferimento alla ratifica della convenzione di Strasburgo come “uno dei primi passi da compiere”. “Urge però, subito dopo, adattare l’ordinamento al contrasto della corruzione” perché questa “ricade a cascata su tutti i cittadini, specie sulle fasce più deboli”. Nessuno, è chiaro, può o deve sentirsi esente da questo compito. Studenti in primis.

Si cambia registro il giorno successivo. La razionalità scientifica, regina del convegno in Statale, lascia il posto all’emozione per il concerto solenne in memoria delle vittime di mafia ammazzate trenta e venti anni fa: Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino. Non di meno: Rosario di Salvo, Emanuela Setti Carraro, Francesca Laura Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro,  Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi. Una volta tanto, li si facciano tutti i nomi. La cornice è la sala della Provincia di Milano; promuovono gli istituti superiori del Coordinamento delle scuole milanesi per la legalità e per la cittadinanza attiva, insieme a Libera, Scuola Antonino Caponnetto e in collaborazione con Conservatorio di Milano e Provincia di Milano. Durante la serata sono stati eseguiti dei brani musicali  ed è stato rappresentato lo spettacolo “Con gli occhi di mia moglie – Giovanni Falcone visto con gli occhi della moglie Francesca Morvillo” a cura dell’Associazione Arte&Amicizia. “Emozionante, da brividi”, sussurra il pubblico. “Faticosissimo predisporre tutto ma così commovente che ne è valsa la pena”, confessa il prof. Giuseppe Teri,  una forza insostituibile del Coordinamento.

Un salto un po’ indietro, nello spazio, e un po’ avanti, nel tempo. Martedì 22 maggio dobbiamo tornare in ambienti accademici per assistere all’incontro che la Facoltà di Scienze

foto di Leidy Besana

Politiche della Statale di Milano ospita: “Mafia e antimafia tra oblio e memoria”, per “ragionare sulla storia della mafia e dell’antimafia e sulla storia delle persone che hanno saputo incidere”, spiega  il prof. Nando dalla Chiesa. L’occasione, ancora una volta, è data dal ciclo di seminari interuniversitari promossi da Libera e atenei milanesi e il significato è ascrivibile nel novero degli appuntamenti organizzati per commemorare i ventennali e trentennali. Alla lezione aperta alla città, tenuta da dalla Chiesa, intervengono anche Franco La Torre, figlio di Pio, Attilio Bolzoni, giornalista e autore del libro “Uomini Soli” da cui è stato tratto l’omonimo film, calorosamente applaudito durante il pomeriggio. Infine, ma non certo per importanza, gli studenti iscritti alla seconda edizione del Laboratorio sperimentale frutto della sinergia tra i corsi di Sociologia della criminalità organizzata (UNIMI) e del Triennio di Graphic Design e Art Direction (NABA), i quali hanno presentato in anteprima i risultati del loro lavoro: la mostra itinerante “Comunicazione e memoria”, una ventina di pannelli ideati per sviluppare il tema della memoria e del suo esercizio, compiuto e mancato.
Se durante le quasi tre ore di incontro hai avuto la fortuna di sederti, è suggestivo guardarsi intorno e notare come la più grande aula della facoltà sia gremita; e come persino i posti in piedi diventino  ambiti. Trecento tra studenti e cittadini? Non è un azzardo. Anzi, è l’evidenza  simbolo della “speranza che predomina quest’oggi”, a detta di Franco La Torre.

E poi arriva il 23 maggio. Giornata ‘pianeta’ attorno alla quale hanno ruotato tutti gli eventi precedenti come satelliti. Il Coordinamento delle scuole milanesi per la legalità e per la cittadinanza attiva, insieme ad altre associazioni e realtà, si è dato un gran da fare perché gli studenti e le studentesse dei licei aderenti al Coordinamento potessero essere coinvolti in un progetto dall’alto valore formativo. E non da semplici spettatori. Tra un’interrogazione di storia ed una verifica di fisica, ragazzi – e professori – hanno preparato: disegni (splendida la performing art dal vivo di quattro studentesse del liceo artistico Caravaggio: a fine giornata i ritratti delle quattro vittime ricordate campeggiavano superbi dentro l’istituto Volta); ricostruzioni storiche e biografiche lette e proiettate; vere e proprie indagini conoscitive sul fenomeno della mafia (strabiliante il lavoro del gruppo del Leonardo da Vinci che ha sottoposto ad alunni del biennio un questionario di domande, elaborando poi i dati con grafici e  tabelle). Alla mattinata trascorsa presso l’Aula Magna del Polo di Mediazione Interculturale e Comunicazione della Statale di Milano hanno preso parte anche volti noti quali il magistrato Giuliano Turone che, dopo aver ripercorso le ragioni della nascita e della presenza della mafia in Italia, ha incitato a promuovere ora e sempre la cultura della legalità e della responsabilità individuale; la voce rotta della giornalista Sandra Bonsanti, a nome dell’associazione Libertà e Giustizia, che ha sinceramente commosso l’auditorium con il suo personalissimo ricordo di Giovanni Falcone “così solo, come la volta in cui lo vidi mangiare in solitudine un gelato davanti al Parlamento, pochi giorni  prima di Capaci”; il meno noto Tindaro Granata, giovane attore e autore dello spettacolo“Antropolaroid”, che racconta del tragico rifiuto della cultura mafiosa da parte di un siciliano onesto. Bisogna però dire e ribadire che a dare sostanza all’appuntamento sono state proprio le centinaia di liceali che, con il loro impegno, hanno incoronato la scuola come quel luogo “in prima linea, dove si coltivi uno spirito critico nei confronti della realtà”. Ossia, dove si impari ad armarsi della “capacità di dire no quando occorre” a favore, però, “della trasparenza e della discussione”, come fa notare Giuseppe Teri.  Non a caso, il pomeriggio è stato programmato proprio all’insegna della discussione. Al Liceo Volta si snodano contemporaneamente cinque gruppi di approfondimento; tutti facoltativi eppure partecipati, ognuno affronta la mafia da una precisa angolazione, ognuno vede i ragazzi ancora una volta parte attiva. Nella calda e affollata aula di disegno si parla di mafie al nord e del ruolo dell’informazione e sono cinque studenti ad aprire i lavori proiettando slide e schemi: chi parla della storia della mafia nel settentrione, chi del narcotraffico, chi di reati ambientali, chi di beni confiscati, chi si dice “colpevole, io per primo, dell’arrivo della mafia a Milano”. Parole così potenti in bocca ad un ragazzo che nel 1992 nemmeno era nato fanno pensare. E sperare.

foto di Dario Parazzoli

Questo mercoledì 23 maggio non dà tregua. L’arrivo al Volta del Sindaco, Giuliano Pisapia, traghetta cento e più persone nell’Aula magna del Liceo. L’arrivo del Sindaco, innanzitutto. Questa  è una notizia. Il discorso del Sindaco, poi, che si dice convinto che “ora gli anticorpi ci sono”. Questo è, quantomeno, un simbolo. Significativo, però. Come significativa è la folla che si raduna alle 17 all’albero Falcone, colmando i Giardini Falcone e Borsellino di via Benedetto Marcello. Studenti, cittadini – emozionato ed emozionante il volto di Lorenzo Sanua, figlio di quel Pietro che da fiorista e sindacalista fu tra i primi a parlare di racket degli ambulanti a Milano e per questo fu ucciso il 4 febbraio 1995 –, membri delle istituzioni – spuntano Giulio Cavalli, consigliere al Pirellone, il presidente della Commissione Antimafia di Milano David Gentili, l’assessore meneghino Pierfrancesco Maran, il consigliere ‘arancione’ Carlo Monguzzi –. Tutti ascoltano i sette interventi che si susseguono ai piedi dell’albero Falcone e che precedono il suono della sirena diffuso dalla caserma dei Vigili del Fuoco di via Benedetto Marcello. E non è casuale: a questo distaccamento appartenevano Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, ovvero i tre pompieri morti nella strage di via Palestro, compiuta da Cosa Nostra a Milano nel 1993.

A fine giornata, dopo il bellissimo spettacolo “Il coraggio dei Siciliani” interpretato dalla compagnia teatrale del Liceo Virgilio, mi sono chiesta: “Quali potrebbero essere le parole chiave di questa densissima settimana?”. Mi sono risposta così: memoria, impegno e scuola. Non credete anche voi?

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Idee preziose:
  • Tutto da leggere Il Giornalotto del Liceo Volta. La redazione, in occasione degli anniversari commemorati, ha deciso di uscire con uno “Speciale Mafia” ricco di spunti interessanti. E posizioni forti; che suonano più forti ancora se si pensa all’età dei redattori: “Perché commemoriamo sola le morti dei grandi uomini? Non è forse la vita ciò che conta? Eppure è sempre quel punto finale a tranciarci il fiato. Non basta. Ecco perché vi chiedo di approfondire ciò che veramente dobbiamo commemorare”. E  ancora, dicono loro: “ Sta a noi”.

Prossimi appuntamenti:

  • Inaugurata proprio il 23 maggio, fino al 19 luglio, presso il Tribunale di Milano, è possibile vedere la mostra dedicata ai giudici Falcone e Borsellino; pensata dalla Giunta distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati di Milano, è stata realizzata in collaborazione con l’associazione Libera.
  • “Comunicazione  e memoria” è una  mostra che merita di essere vista e osservata e che, in quanto itinerante, girerà le decine di comuni italiani che l’hanno già richiesta. Il 27 giugno sbarca alla Nuova Accademia delle Belle Arti, a Milano. Da segnare in agenda.

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