Il contesto in due battute. Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi di Milano, corso di Sociologia della criminalità organizzata. Le lezioni si avviano a conclusione, gli studenti iscritti stanno per cominciare l’ultimo dei tre moduli dell’insegnamento (quello sulle organizzazioni criminali straniere) e il Prof. Nando dalla Chiesa decide di sorprendere i frequentanti con un relatore d’eccezione. Ecco il racconto a cura di una studentessa, Adelia Pantano.
di Adelia Pantano
Martedì 12 giugno 2012. Ci aveva promesso un ospite importante per iniziare l’ultimo modulo del corso di Sociologia della criminalità organizzata, e alla fine è stata una sorpresa più che riuscita. Per grande stupore di noi studenti, il professore Nando dalla Chiesa ha portato tra i banchi il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Una visita che per ragioni di sicurezza non è stata preannunciata, ma si è rivelata in ogni caso un grande momento di riflessione per tutti i presenti. Dall’ alto della sua pluridecennale esperienza di magistrato, che comprende anche la partecipazione come giudice a latere al Maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino e che dal 2005 lo ha portato ad assumere la prestigiosa carica presso la Direzione nazionale antimafia, Pietro Grasso ha offerto un’importante lezione di sociologia delle organizzazioni criminali in coerenza con le tematiche del corso.
Mafie a livello internazionale, il loro sviluppo e la loro influenza. Un processo in continua evoluzione, dall’Est Europa passa per il Nord Africa, fino ad arrivare nel Centro America. Non riguarda solo le organizzazioni ‘made in Italy’, contro le quali il nostro paese può vantare una delle legislazioni antimafia più articolate ed efficaci, ma nuove mafie che si fanno spazio sullo scenario mondiale. Organizzazioni che mantengono i loro rapporti con la politica; organizzazioni che si fanno registe e attrici di una penetrazione nella società che procede per corruzione e non per intimidazione. Traffici che non sono più specializzati, ma che diventano multi-traffici in cui convergono prostituzione, stupefacenti e rapporti con la politica. Varie organizzazioni che da una parte all’altra del mondo si trovano a cooperare tra di loro, a dividersi il campo e il lavoro illecito, in cui il profitto rappresenta il loro punto di incontro. Tutto questo, a detta del Procuratore, porta alla luce una pericolosa e progressiva collaborazione, per non parlare di vera e propria identificazione, tra le organizzazioni criminali e il terrorismo, con il quale le prime si trovano a vivere una situazione di contraccambio di metodi e di finanziamenti.
Una lezione breve, durata poco meno di un’ora, in cui il magistrato tra una battuta simpatica e degli aneddoti significativi ha voluto lasciare un messaggio. Parole che comunque hanno rappresentato un’importante testimonianza per noi studenti che ci apprestiamo ad avere un approccio teorico a fenomeni come quello mafioso, cercando di capirne le dinamiche sociali, prima che culturali e storiche.