di Corrado Stajano

 

Nasce “Stampo Antimafioso”, dunque. In effetti penso che rispetto a un tempo vi sia
una maggiore attenzione dei giovani giornalisti verso il problema della mafia. La
questione è più sentita, benché se ne parli in genere solo il giorno del singolo fatto
criminale, senza continuità. E questo anche se si tratta di un problema centrale, che in
3-4 regioni riguarda addirittura il modo di vivere della gente. Anche se non è
questione solo criminale, ma politica e criminale insieme, tanto che non figura mai
nei programmi elettorali. Ricordo quando scrissi, più di 40 anni, fa un libro su un
paesino della Calabria, si chiamava Africo. Lo scrissi perché avevo saputo di un prete
ritenuto in odore di mafia che vinceva tutte le cause che intentava contro i cronisti e i
critici. Mi incuriosiva questa storia, come quella dei pullman di privatisti che
arrivavano da altre parti d’Italia per prendere la maturità in quel paesino. Be’, il libro
uscì per Einaudi in febbraio, e con i tempi lentissimi della giustizia italiana mi
ritrovai in tribunale come imputato già in giugno. Dovette venire il presidente del
Tribunale di Locri, si chiamava Marino, a tenere una straordinaria lezione sulla
‘ndrangheta ai giudici torinesi. E fu decisivo per la mia assoluzione. Ma molti miei
colleghi mi chiedevano ironici perché parlassi di un fenomeno arcaico di cui non
parlava più nessuno. Poi l’arcaico è andato alla conquista del mondo. Ecco, forse i
giornalisti d’inchiesta di oggi la ‘ndrangheta la prendono sul serio. E non è poco.

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