di Rosanna Picoco
28/08/2012, Lecco.
A volte è difficile avere il coraggio e la forza di continuare a credere che il cambiamento sia possibile. Queste giornate di campo ci mettono a dura prova: la memoria è un impegno difficile da mantenere, ma noi abbiamo promesso di farlo. Le storie delle vittime innocenti di mafia, i racconti delle violenze che i nostri territori subiscono ci portano a riflettere. E spesso un senso di frustrazione e di rabbia si impossessa di noi. Ma è la speranza che prevale nonostante tutto: guardare i volti di questi ragazzi, ognuno con la propria storia, osservarli lavorare sotto il sole, non cedere alla fatica, commuoversi nell’ascoltare le storie di chi quotidianamente si mette in gioco e non si arrende. Sono loro i protagonisti, e il futuro può e deve essere costruito da loro, con la loro voglia di fare e con il loro entusiasmo. Onorare le vite, rispettare l’ambiente. Vogliamo riappropriarci delle parole, parole che devono tornare nostre: vincere contro le mafie parte anche da qui. L’onore e il rispetto sono le nostre parole che diventano azione e vogliono essere simboli. Come questa mattina, ad Airuno. Ogni erbaccia strappata dal giardino della villetta confiscata nel 1992, ogni siepe potata, ogni rovo tagliato, sono stati gesti carichi di rispetto. Come questo pomeriggio, a Bulciago. Davanti alla tomba dell’attivista Vittorio Arrigoni, assassinato a Gaza il 15 aprile 2011, i volontari hanno voluto portare il loro rispetto a questo ragazzo che è morto perché non si è arreso e ha creduto fino alla fine nei suoi sogni, continuando a mantenere la sua umanità anche davanti alla violenza assurda della guerra. Sono i sogni che muovono le nostre azioni, che danno voce ai nostri pensieri, che ci spingono a migliorare e a cercare di superare i nostri limiti. Non perché viviamo lontani dalla realtà, ma proprio perché ne siamo immersi. Ci aiutano a guardare al di là, a guardare oltre le difficoltà del presente e intravedere le soluzioni e cercarne di nuove. Sono i sogni che ci fanno sentire vivi, perché abbiamo deciso di non essere più spettatori delle nostre vite, ma protagonisti dei nostri territori, di assumerci la responsabilità di fare la nostra parte a partire da noi stessi. Rita Atria, vittima innocente di mafia, lo scriveva nel suo diario a soli 17 anni: “Prima di sconfiggere la mafia, dobbiamo sconfiggere la mafia che è dentro di noi”. Non vogliamo più chiudere gli occhi davanti a un’ingiustizia, vogliamo ascoltare chi ci chiede aiuto, useremo la nostra voce per denunciare quello che non va. Siamo noi, tutti i cittadini onesti, le donne e gli uomini d’onore.