Di Manuel e Davide Pierobon
01/08/2012, Lecco
Noi giovani spesso ci interroghiamo su quale sia il nostro ruolo nella società ponendoci domande alle quali non riusciamo sempre a dare risposte. “Chi siamo? Cosa siamo chiamati a fare?” A volte ci manca il coraggio di affrontare con concretezza e impegno questi quesiti come se volessimo scappare da una realtà che non ci appartiene.
E se fosse veramente così? Ci sentiamo come corpi estranei in questa nostra società? Effettivamente troppe volte sentiamo affermare che “i giovani sono il futuro!”, come se fossimo in una sorta di lista d’attesa per entrare in scena nel mondo che conta.
Il campo organizzato da Libera e Legambiente che sta per concludersi in questi giorni a Lecco è stato, per noi giovani provenienti da tutta Italia, un’occasione per smentire questa visione sui giovani.
“Noi siamo il presente!”, non solo il futuro di questa società che dobbiamo sentire nostra. Dobbiamo avere la forza, una volta individuato un problema, di alzare la voce e farci sentire. Ognuno di noi può, deve, dare il suo contributo.
In questi giorni di formazione e lavoro abbiamo avuto modo di confrontarci su tanti problemi legati al tema della criminalità organizzata.
La mafia, e con essa i comportamenti ‘mafiogeni’, si possono sconfiggere solo se ci sentiamo veramente appartenenti a questo nostro Paese che è l’ltalia. La mafia si può sconfiggere solo se ci impegniamo tutti in prima persona. La mafia si può sconfiggere solo ed esclusivamente se rimaniamo uniti, se facciamo squadra, in una sorta di “protagonismo diffuso” in cui non ci siano eroi, ma semplici cittadini impegnati per un fine comune.
Questi importanti concetti sono emersi anche durante l’incontro di venerdì sera con Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, segretario del PCI siciliano ucciso dalla mafia nel 1982. La sua testimonianza si è conclusa con una immagine molto suggestiva. Come lo Stato Italiano è dotato di una sua Costituzione scritta, così anche la mafia ne ha una, non scritta, ma nella quale purtroppo molti Italiani si riconoscono. Basti pensare, se parliamo di lavoro, alla tutela della meritocrazia da un lato e al dilagare di favoritismi e raccomandazioni dall’altro. Solo quando tutti noi riusciremo ad essere fedeli ad un’unica legge fondamentale e a metterla in pratica ogni giorno, partendo dalla nostra vita quotidiana, solo allora la legalità sarà garantita.