di Alessandra Venezia e Demetrio Villani
Quarta udienza del processo Caccia: analisi delle richieste di testimonianza delle parti e conseguente dichiarazione di ammissibilità della Corte.
Milano, 19 ottobre. Le porte della Corte d’Assise si aprono alle 14.30, l’aula è deserta e ha inizio la quarta udienza del Processo Caccia. Presiede la Corte il giudice Ilio Mannucci, presenti gli avvocati Foti e Anetrini per la difesa dell’imputato Schirripa, il PM Tatangelo e l’avvocata Parisi, sostituta di Fabio Repici, in rappresentanza dei familiari del magistrato ucciso. Come nelle precedenti udienze, in fondo all’aula si notano i ragazzi di ACMOS e di Libera Milano, a testimoniare che l’impegno e il sostegno nei confronti dei familiari rimangono, seppur non supportati dall’ammissione a parte civile dell’associazione (come spiegato nel nostro precedente articolo).
A differenza della precedente udienza, le questioni affrontate in questa sono più immediate: la Corte è chiamata ad esprimersi in merito all’ammissibilità delle prove testimoniali richieste dalle parti. In primo luogo la Corte si pronuncia in merito alla memoria difensiva, depositata nella Cancelleria del Tribunale in data 10 ottobre 2016 dall’avv. Repici, ritenendo che “la stessa sia sostanzialmente una replica alle argomentazioni del PM e della difesa di Schirripa, in ordine alle prove orali richieste dalla parte civile” e che, di conseguenza, sia inutilizzabile ai fini processuali. Successivamente, la Corte entra nel merito dell’ammissione delle prove testimoniali, ed emerge qui una generale tendenza a non considerare rilevante tutto ciò che non è strumentale all’accertamento della responsabilità diretta di Schirripa. Per quanto riguarda la pubblica accusa sono ritenuti acquisibili molti degli atti presentati; al contrario, in merito alle prove della difesa, è prevalso un tendenziale rigetto delle testimonianze riconducibili al processo del 1989 a carico di Domenico Belfiore, già accertate e, di conseguenza, irrilevanti. Sono state invece ammessi come testimonianze quelle di Angelo Epaminonda e Giuseppe Morabito, collaboratori di giustizia che, negli anni ’70 e ’80, hanno rivestito ruoli di primo piano nel panorama criminale italiano, e milanese in particolare (lo riferisce Repubblica qui).
Di fondamentale importanza appare la presa di posizione della Corte nei confronti delle richieste dei familiari, rifiutate in blocco perché considerate “superflue” in quanto non strettamente attinenti al processo in corso. A tal proposito fa riflettere l’estrema divergenza di interessi tra i familiari e le altre parti processuali. I primi, vedendo nel processo l’ultima occasione di avere giustizia, sono interessati alla ricerca di una verità che possa far luce, non soltanto sulla persona di Schirripa come esecutore materiale, quanto più su un ampliamento delle responsabilità che ruotano attorno al movente dell’omicidio; le altre parti, pubblica accusa compresa, invece, sembrano intenzionate ad una svelta ma parziale chiusura del processo, con il solo scopo di incriminare l’unico imputato di un omicidio che ha sempre più ombre. Ma se la Corte preferirà, come si teme, limitarsi ad accertare una parziale verità senza considerare la più complessa struttura di connivenze legate all’omicidio del giudice Caccia, la domanda legittima di verità e giustizia dei famigliari rischia di rimanere inascoltata (e questa infatti è la loro posizione ufficiale).
L’udienza si è conclusa con la disposizione, da parte della Corte, dell’accertamento medico –entro il 2 novembre – nei confronti di Domenico Belfiore, quale giustificazione della sua assenza in aula in qualità testimone. Inoltre, si è resa disponibile a sentirlo presso una struttura ospedaliera interna al Comune di residenza (Chivasso), nel caso fosse effettivamente impossibilitato a presenziare in aula nelle future udienze. Da ultimo, il giudice ha fornito il calendario delle udienze: 2/9/23/30 novembre e 5/21 dicembre. Appuntamento, quindi, alla quinta udienza: 2 novembre alle ore 9.30 presso la Corte d’Assise del Tribunale di Milano.