di Alessandra Venezia e Demetrio Villani

Il processo Caccia in corso ormai da due mesi è di nuovo al punto di partenza: in seguito ad un errore di procedura il pm chiede la scarcerazione di Rocco Schirripa.

Nella mattina del 26 novembre è emerso “un irreparabile errore procedurale” da parte della Procura di Milano. Risulta infatti che le intercettazioni alla base dell’accusa nei confronti dell’imputato Schirripa non abbiano legittimazione processuale in quanto prive di qualsiasi autorizzazione. Tale situazione è dovuta al rinvenimento di un atto di archiviazione del 2001 nei confronti dell’imputato, che lo escludeva da eventuali indagini future a causa della mancanza di prove a suo carico. Per non ricadere in questo errore la Procura avrebbe dovuto richiedere al gip la riapertura delle indagini; in mancanza di ciò, gli atti successivi al 2001 sono affetti da inutilizzabilità. Un rischio ulteriore è rappresentato inoltre dalla necessità di ricominciare la fase delle indagini preliminari riguardanti l’esecutore materiale dell’omicidio. Tale procedimento risulta particolarmente complesso per due ragioni: la prima perché richiede la ricostruzione di un fatto lontano nel tempo; la seconda perché rende vano il riutilizzo di qualsiasi stratagemma investigativo precedentemente utilizzato.

Appresa la notizia il pm Marcello Tatangelo ha optato per la trasparenza e ha chiesto alla Corte d’assise di valutare l’ipotesi di scarcerazione di Schirripa. La decisione definitiva sarà presa entro l’udienza di mercoledì 30 novembre.

I familiari del procuratore Caccia, tramite l’avvocato Repici, hanno dichiarato la loro assoluta incredulità, sia per l’assurdità dell’iter processuale sia per la proposta di scarcerazione avanzata dal pm. A sfumare così sarebbe la possibilità di avere giustizia rispetto a chi ha eventualmente eseguito l’omicidio ma anche a chi altri – oltre a Belfiore – potrebbe averlo voluto.

Le figlie di Bruno Caccia, Paola e Cristina, affidano a Libera Piemonte il loro turbamento (qui): “Mercoledì si saprà definitivamente se il processo finisce qui e l’imputato sarà scarcerato. Se andrà così, sarà un duro colpo per la giustizia italiana. Annullare le indagini che avevano portato ad un indizio molto chiaro a carico di Schirripa è un peccato (…). È segno di una giustizia umana molto limitata, nostro padre ci credeva e noi siamo state abituate a crederci. (…). Cercavamo una verità più grande, al di là della condanna dell’esecutore, volevamo risposte sulle responsabilità dietro all’omicidio di nostro padre. Abbiamo ancora una speranza -la speranza di un nuovo processo- però viene sempre messa a dura prova.”

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