Un volto e un aspetto anonimi per Vincenzo Novella. Giubbino viola, jeans scuri e capello corto: si presenta così nell’aula bunker di piazza Filangieri il 35enne figlio di compare Nuzzo, boss secessionista morto sparato nel luglio 2009 a San Vittore Olona.
Novella Jr compare tra gli imputati del processo Infinito e venerdì 1 giugno è stato sottoposto all’esame del pm Antimafia Alessandra Dolci. Conoscenze tra le file della ‘ndrangheta padana, il mondo degli affari della provincia di Milano e le presunte violenze inflitte alle vittime del racket: tante le domande a cui ha dovuto rispondere il giovane, nato a Bollate nel ’77 ma originario di Guardavalle, provincia di Catanzaro, accusato oggi di essere partecipe in associazione mafiosa, usura ed estorsione. “Non conosco Vincenzo Rispoli: anche se è fratello del convivente di mia zia con lui non ho mai avuto nessun rapporto – ha dichiarato – e nei miei affari collaboravo con Fabio Lonati: io compravo e rivendevo automobili, soprattutto dalla Germania, e lui si occupava della parte finanziaria: chiedetelo in giro a Legnano, tutto ciò che riguarda macchine io lo conosco”. Fra parentesi, il Rispoli che Novella Jr dice di non conoscere è il boss ciromarinese di Legnano e Lonate Pozzolo, condannato a anni 11 di detenzione per associazione a delinquere di stampo mafioso all’interno del processo Bad Boys, conclusosi nel luglio scorso; Lonati, invece, è l’imprenditore usurato a cui Novella Jr avrebbe estorto 50mila euro, dopo averlo preso a calci e minacciato con un’arma mentre gli faceva letteralmente ingoiare delle cambiali. Il tutto tre anni fa nel garage del bar Ritual di via dei Salici, a Legnano.
Si racconta, il figlio del boss. Sorvolando sulla sua attività usuraia, dipinge su se stesso l’immagine di un giovane come tanti, che cerca come meglio può di sbarcare il lunario e arrivare a fine mese. Un giovane imprenditore che, nel marzo 2008, si iscrive all’Ufficio di Collocamento di Legnano. Peccato che, tra l’attività di trasporto terra, piccoli lavori di ristrutturazione e l’impresa casearia in Calabria, Novella Jr in carcere ci sia finito più volte: a partire dal marzo 2005, arrestato nell’ambito dell’operazione Mythos. Ma non vuole parlare dei suoi precedenti giudiziari, il figlio del boss. Preferisce, invece, dilungarsi sulle vicissitudini che lo hanno legato ad un imprenditore di Legnano vittima d’usura. Le attività di intercettazione hanno consentito di ricostruire solo una parte dell’accaduto, il resto dovrebbe spiegarlo Novella che, però, racconta solo una parte dei suoi trascorsi: “Acquistai da lui un appartamento da 70mila euro ma c’erano minimo 40mila euro di danni. ‘Dottore’, gli dissi, ‘lei mi ha venduto l’appartamento, ora tiri fuori l’assicurazione’. Ma l’assicurazione non esisteva più: lui era fallito, le sue ditte erano fallite, era un uomo distrutto e la moglie voleva lasciarlo. Per dieci volte ci siamo dati appuntamento per vederci, ma non si presentava mai: ecco perché sembro nervoso in quegli sms!”. Novella gli prestava denaro: a volte 6mila, altre 300, 150 euro, fino a un pezzo da 50 tre giorni prima del maxi-blitz Infinito del luglio 2010.
Vincenzo detto ‘Alessio’, per la precisione, un nomignolo datogli dagli amici e dal padre Carmelo, morto ammazzato a San Vittore Olona in un tardo pomeriggio d’estate. Si accasciò a terra, sul pavimento del circolo Ex Combattenti e Reduci di via Tasso, fra i tavolini rossi e le slot machines, sotto gli occhi incuranti di Padre Pio: la sua immagine è ancora appesa al bancone degli alcolici, fra il Martini e l’amaro Jagermeister. “Meglio tacere e dare l’impressione di essere scemo, piuttosto che aprire bocca e togliere ogni ombra di dubbio”, recita il cartello all’ingresso del locale. Se sia il motto degli abituè che qui vengono a giocare a carte e bere un grappino, o un suggerimento ai nuovi arrivati, non è dato saperlo: ma le reticenze in aula del giovane Novella sulle sue presunte conoscenze, a tre anni dall’omicidio del padre, lasciano ben poco da intendere.