Si è tenuta ieri, martedì 10 gennaio, la prima udienza del 2012 del processo Lea Garofalo. Tranne Rosario Curcio, mancante all’appello, erano presenti in aula gli altri cinque imputati accusati di aver sequestrato, ucciso e sciolto nell’acido la collaboratrice di giustizia Lea Garofalo nella notte tra il 24 e il 25 novembre 2009.
Nel corso della giornata sono stati riascoltati quattro testimoni che avevano già deposto: Vincenza Rando (sentita nell’udienza del
20 settembre), Angelo Salvatore Cortese, Gennaro Garofalo e Francesca Ferrucci (che deposero il
27 ottobre). Oltre a loro, è stata chiamata in aula per testimoniare anche Paola Sabatino, sorella dell’imputato Massimo Sabatino.
Il ritmo serrato delle testimonianze ha chiarito subito che da parte del pm Marcello Tatangelo c’è la volontà di recuperare in fretta il ritardo causato dalla sostituzione del giudice Filippo Grisolia con la persona di Anna Introini. Se nella prima deposizione l’avvocato Vincenza Rando era stata al banco dei testimoni per un’intera mattinata, questa volta nello stesso tempo i testi ascoltati sono stati tre. Il pm infatti con tutti quelli già uditi è stato lapidario facendo subito le poche domande fondamentali per il corso del dibattimento; rimandando per tutte le informazioni aggiuntive ai verbali d’interrogatorio delle precedenti udienze. Inoltre il ripetersi degli interrogatori ha permesso al pm Marcello Tatangelo di giocare in anticipo chiedendo, ad esempio, all’avvocato Vincenza Rando se Lea Garofalo avesse progetti di fuga in Australia e se comprendessero anche la figlia. L’avvocato ha subito replicato che la madre viveva per la figlia Denise Cosco e che non avrebbe mai potuto fare programmi che la escludessero. Vincenza Rando ha inoltre aggiunto che il processo tenuto a Firenze, che vedeva Lea Garofalo come imputata per un’aggressione ad una donna, è giunto ad un non luogo a procedere per morte del reo. Precisazioni inserite nella testimonianza probabilmente per evitare che la difesa avanzasse l’ipotesi che, essendovi ancora procedimenti a carico della deceduta Lea Garofalo, questa fosse ancora viva e conducesse in Australia una nuova vita senza la figlia.
La seconda testimonianza è stata quella di Angelo Salvatore Cortese, anche questa volta tramite videoconferenza. Identica a quella precedente e fondamentale – stando a quanto scritto nell’ordinanza di custodia cautelare – per attribuire al progetto omicidiario di Carlo Cosco un’evidente connotazione mafiosa, collocandolo non tanto nell’ambito emotivo-passionale dell’amante abbandonato, quanto piuttosto all’interno di un freddo e lucido calcolo diretto ad assicurarsi un futuro all’interno dell’organizzazione, anche dopo aver perso i privilegi di cui godeva proprio grazie al fidanzamento con la sorella di Floriano Garofalo, esponente di spicco della locale ‘ndranghetista di Petilia Policastro. Proprio per questo motivo la difesa di Carlo Cosco, nella persona dell’avvocato Daniele Sussman Steinberg, ha voluto chiarire durante il contro interrogatorio come il collaboratore Cortese fosse all’oscuro delle dichiarazioni della Garofalo e che il piano per l’omicidio gli fu motivato solo per una questione d’onore.
Rapida la testimonianza di Gennaro Garofalo che non ha aggiunto nulla di nuovo, ma lo ha visto insistere maggiormente nel sostenere che Vito Cosco non andasse d’accordo con i fratelli. Terminata la deposizione si è tenuta la pausa pranzo.
Il quarto teste della giornata è stata Paola Sabatino che si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il p.m. ha chiesto quindi di poter usare il verbale di un precedente interrogatorio alla testimone, sostenendo che, come riportato dal collaboratore di giustizia Salvatore Sorrentino, Massimo Sabatino e la sua famiglia fossero stati minacciati da Carlo Cosco. Richiesta che ha provocato una violenta reazione dell’imputato Sabatino, il quale dalla cella ha chiesto di parlare. È quindi intervenuto l’avvocato della difesa Steinberg sostenendo come non vi fossero sufficienti presupposti per sostenere la richiesta del p.m.: la testimone semplicemente si è avvalsa di una facoltà che la legge stessa consente. La corte, dopo aver consentito di parlare anche a Massimo Sabatino, il quale ha dichiarato di non aver mai ricevuto minacce, ha deciso di respingere la domanda del pm Tatangelo.
L’ultima testimonianza della giornata è stata quella del tenente Francesca Ferrucci tenente del nucleo operativo mobile dei carabinieri di Campobasso. Ancora una volta la teste si è contraddistinta per la sua preparazione sul caso e per la grande pazienza nel resistere ad un serrato contro interrogatorio della difesa. Le dichiarazioni rilasciate in precedenza sono state confermate e l’udienza è giunta al termine.
La prossima é prevista per lunedì 16 dicembre e ha in programma l’ascolto dei seguenti testimoni: Crivaro, Marino, Comini, Costanzo, Amodio e Garofalo (Antonio).