di Valerio Berra
Da diverso tempo con lo spauracchio della crisi si stanno effettuando tagli in tutti i campi del servizio pubblico. Ridurre drasticamente, o addirittura eliminare degli uffici statali è senza dubbio il modo più efficace e plateale per risparmiare tempo e denaro. La sensazione, però, è quella che ad operare questi tagli non sia la fredda e precisa mano di un chirurgo armato di bisturi, ma piuttosto quella rude di un boscaiolo che impugna un’ascia. Questa volta ad essere scambiati per rami secchi è toccato infatti ai tribunali locali, in particolare quelli della zona del nord ovest di Milano. Lunedì 20 febbraio alle 10.00, si sono riuniti presso il comune di Legnano, il sindaco della città, Lorenzo Vitali, il primo cittadino di Rho, Pietro Romano, e quello di Cassano d’Adda, Roberto Maviglia. Insieme si sono trovati per analizzare la situazione che preoccupa la giustizia in questo territorio. Giustificata dalla necessità di ridurre gli sprechi, è stata votata qualche mese fa, una legge delega che prevede la chiusura dei tribunali locali che non rispettino determinate caratteristiche di utenza e rilevanza sul territorio, caratteristiche che andranno valutate in base a criteri oggettivi ed omogenei, ancora da definire. Partendo da questa premessa, il giudice a capo del tribunale di Milano, Livia Pomodoro, ha emanato un’ordinanza che prevede il trasferimento di tutti i fascicoli dai tribunali distaccati di Rho, Legnano e Cassano d’Adda, verso la sede centrale. I sindaci delle città e gli avvocati del Comitato per la decentralizzazione della giustizia, guidati da Franco Brumana, hanno fatto ricorso al Tar, che dando loro ragione, ha immediatamente fermato il passaggio delle cause, anche se ormai già quasi terminato. Questa situazione ha generato per ora un clima di caos, e, se dovesse perdurare, le conseguenze sarebbero facilmente intuibili. Un accentramento della giustizia significa un accumulo delle cause, che sono già state differite di diversi mesi, portando più vicina la prescrizione. Inoltre, a livello economico, le grandi aziende vedendo tempi giudiziari così lunghi, non sono certo invitate a scegliere questo territorio come loro sede. Ma il rischio forse maggiore riguarda la criminalità. Venendo a mancare i tribunali, vengono a mancare quei presidi di legalità che garantivano una presenza, certo anche ‘fisica’, della giustizia sul territorio. Visto che la ‘ndrangheta a Milano non è un’invenzione dei giornalisti, come testimoniato dai processi Bad Boys e Infinito, in un momento del genere questa decisione rischia di lasciare la possibilità alla criminalità organizzata di insediarsi ulteriormente sul territorio. Per evitare che Roma, allarmata dalla confusione che si è generata, prenda decisioni drastiche sulla chiusura dei tribunali, gli enti interessati stanno preparando un documento da inviare al Ministero della Giustizia per metterlo al corrente della situazione. Guardando al futuro Franco Brumana è andato oltre la battaglia che si sta combattendo adesso, dichiarando: “La nostra zona è molto attiva economicamente, ha un bacino di utenza molto vasto e, purtroppo, anche una presenza diffusa della criminalità organizzata. Abbiamo tutte le caratteristiche per avere un tribunale indipendente. Dovremmo chiedere un tribunale del Nord Ovest”. I tribunali locali possono essere difficili da gestire, per i giudici spostarsi dalla sede centrale non è certo un avanzamento, visto che non si specializzano e non ottengono punti utili per la graduatoria, ma la lontananza fisica della giustizia dal territorio rischia di coincidere con una lontananza anche ideologica.