di Carlotta Brugin
«Nel secondo semestre del 2023, il quadro generale del crimine organizzato pugliese non ha registrato cambiamenti significativi rispetto ai sei mesi precedenti». È quanto emerge dalla relazione semestrale al Parlamento della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) relativa al periodo luglio-dicembre 2023. Secondo il report, «si osserva una costante tendenza all’espansione dei territori controllati dai clan, anche al di fuori degli ambiti regionali e permangono alleanze storiche con altre organizzazioni criminali, anche straniere».
Le attività della DIA hanno evidenziato l’efficacia del contrasto antimafia in Puglia, sottolineano anche la necessità «di una vigilanza continua, soprattutto sulle infiltrazioni economiche». Si osserva una tendenza all’espansione fuori dai confini regionali di quasi tutti i gruppi, favorita da legami consolidati con altre organizzazioni mafiose italiane ed estere. Il focus tutte le province evidenziandone punti di contatto e peculiarità.

Bari. Nel capoluogo pugliese, le attività di indagine hanno fatto luce sulle controversie tra storici clan, come i Vavalle e i Strisciuglio, per il predominio sul quartiere San Paolo a Bari.
Nel settembre 2023, diverse operazioni hanno portato al sequestro di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie derivanti da attività illecite, per un valore complessivo di circa 18 milioni di euro. Bari continua ad essere un «centro nevralgico per il traffico di armi e stupefacenti, favorito dalle collaborazioni tra organizzazioni mafiose italiane e straniere». Grazie alla sua posizione geografica strategica, il capoluogo ha consolidato nel tempo relazioni solide con le reti criminali balcaniche, al fine di importare armi e droga.

La BAT. Provincia di Barletta-Andria-Trani, caratterizzata dalla coesistenza di clan longevi e di altri emergenti, con forti ambizioni, sebbene subiscano le influenze esterne della società foggiana, della malavita cerignolana e dei baresi. Le attività privilegiate dai clan di questo territorio sono il traffico di droga, le estorsioni e il riciclaggio. Le famiglie mafiose hanno cercato di estendere la loro influenza nella zona del Gargano e delle province limitrofe, sfruttando le aree industriali per il riciclare proventi illeciti derivanti da altre attività. Così come i gruppi mafiosi di Foggia, anche quelli della BAT hanno rapporti con la camorra, oltre che con la ‘ndrangheta, per il controllo degli appalti e del traffico di droga, e con gruppi dell’Est Europa per il contrabbando di sigarette e il traffico di armi.

La mappa dei clan nella provincia di Foggia

Foggia: crocevia di consorterie mafiose. Concentrandosi invece sulla città di Foggia, il report analizza le diverse consorterie che compongono la così detta «quarta mafia»: la “società foggiana”, la mafia garganica, dell’Alto Tavoliere e cerignolana. Queste organizzazioni suddividono il territorio in quattro aree principali: la città di Foggia, la macro-area del Gargano, l’Alto Tavoliere e il Basso Tavoliere. Nonostante questa suddivisione territoriale, le organizzazioni criminali, stando a quanto ricostruito da inchieste più e meno recenti, parrebbero condividere strategie e interessi comuni, mantenendo spesso rapporti di reciproco supporto; tuttavia, non mancano episodi di conflittualità, che in alcuni casi hanno avuto conseguenze tragiche.
Il controllo capillare del territorio da parte delle famiglie Moretti-Pellegrino-Lanza e Sinesi-Francavilla si esplica attraverso intimidazioni, omicidi e attentati. Le recenti operazioni delle forze dell’ordine, inoltre, hanno rivelato il coinvolgimento della mafia foggiana in estorsioni, traffico di droga e riciclaggio. Nel tempo, la «quarta mafia» ha esteso il suo controllo anche fuori provincia, nel Molise, in particolare a Campobasso, rafforzando alleanze con la camorra, con alcune famiglie mafiose calabresi e reti albanesi per il traffico di droga.

Lecce. A Lecce e provincia negli ultimi mesi non parrebbero essere emersi cambiamenti negli assetti di potere tra i gruppi criminali. Le forze dell’ordine hanno intensificato gli interventi, scoprendo attività illecite legate a spaccio di droga, riciclaggio di denaro, ricettazione e possesso illegale di armi. Sono seguiti numerosi sequestri e arresti. I clan leccesi puntano a mantenere il controllo sulle zone rurali e turistiche, utilizzandole come basi strategiche per il riciclaggio di denaro e traffico di droga.
Esistono, inoltre, intese con i clan del brindisino per ottimizzare i flussi di droga e armi, oltre a forti legami con consorterie albanesi per la marijuana.

Brindisi. Pur registrando una riduzione degli episodi di violenza rispetto alle altre province, nel Brindisino restano attive le reti criminali impegnate nel traffico di droga e armi.
Le organizzazioni locali mantengono forti legami con gruppi criminali stranieri per l’importazione di stupefacenti e si concentrano sul controllo dei flussi commerciali nel porto di Brindisi, considerato un punto strategico per le rotte verso Albania e Grecia. In particolare, esistono relazioni consolidate con organizzazioni criminali albanesi per il traffico di droga e l’importazione di tabacchi di contrabbando.
Le autorità inquirenti hanno intensificato la pressione sui gruppi criminali legati alla Sacra Corona Unita, attivi sia a Lecce che a Brindisi, attraverso sequestri patrimoniali significativi e l’arresto di figure apicali. Le operazioni si sono concentrate su reati legati a estorsioni, traffico di droga e infiltrazioni nella Pubblica Amministrazione, colpendo le reti criminali di entrambe le province.

Controlli della Guardia di Finanza nel porto di Brindisi

Taranto. Il traffico di stupefacenti continua a rappresentare il principale ambito di interesse per la criminalità organizzata ionica. Nonostante i risultati ottenuti grazie alle recenti operazioni di polizia, la città di Taranto si conferma un importante crocevia per il traffico di droga. Le organizzazioni locali, oltre a gestire attività di usura e contrabbando, esercitano un controllo mafioso su settori strategici come l’edilizia e la logistica, come emerso dall’inchiesta “Impresa”. Quest’ultima ha rivelato l’ambizione dei clan di espandersi verso il Metapontino e la Calabria settentrionale. In tale contesto, le consorterie tarantine hanno stretto alleanze con clan della Basilicata e della Campania per la gestione dei flussi di droga e il riciclaggio di capitali illeciti. A ciò si aggiungono le connessioni con gruppi nordafricani per il traffico di hashish e con organizzazioni balcaniche per l’importazione di eroina.

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