di Monica De Astis
La giornata, il luogo, gli ospiti, le tematiche. Nulla ieri sera sembrava lasciato al caso. Presso il salone Rosario Di Salvo di Cinisello Balsamo, il vice presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Claudio Fava, il presidente della Commissione antimafia del Consiglio comunale di Milano David Gentili, il sindaco di Cinisello Balsamo Siria Trezzi e il referente del presidio Libera di Sesto San Giovanni Loris Mazzoleni, sono stati i relatori dell’incontro ‘Mafie: sguardo locale e sguardo nazionale’ promosso da Sinistra Ecologia e Libertà.
<< Rosario Di Salvo, autista e amico di Pio La Torre, uomo che ci racconta un modo di far politica oggi sconosciuto >>. Come poteva l’intitolazione del salone sfuggire a Claudio Fava, in effetti? A maggior ragione, dopo una giornata nera per l’antimafia. L’arresto dell’ex vice Ministro dell’Interno Claudio Scajola e il terremoto su EXPO. Lo si ripeta, scandendo mentalmente sillaba per sillaba: ex Ministro dell’Interno. Cioè, colui da cui dipendevano la sicurezza pubblica, gli affari interni, le Prefetture, le questure di un paese, uno di quelli che avrebbe dovuto ‘combattere i cattivi’, per spiegarla in parole spicce. E invece, il braccio destro dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato arrestato per aver favorito la fuga in Libano di Amedeo Matacena, ex parlamentare di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
<< Questo non accade nell’Italia borbonica, o nell’Italia delle stragi. Questo accade nel nostro sistema politico >>. E’ schietto Claudio Fava con il suo pubblico, richiamandolo alla realtà di connivenza, criminalità e corruzione che domina l’Italia, trovando pane per i suoi denti nella crisi economica. << La ‘Ndrangheta oggi è la più grande banca d’Italia. – spiega Fava – E l’esigenza che ha non è più l’arricchirsi, ma spendere. Ed EXPO è la dimostrazione più esasperata, in cui addirittura troviamo personaggi di Tangentopoli >>.
EXPO 2015, la tanto attesa esposizione mondiale, che l’anno prossimo di questi tempi, dovrebbe dare all’Italia orgoglio e soddisfazione. Gli arresti di ieri però, non dovrebbero lasciare solo l’amaro in bocca; piuttosto, dovrebbero portare tutti a una domanda fondamentale: “Qual è il prezzo da pagare?” Di certo, quello di impregnare ulteriormente il nostro sistema politico, economico e il nostro tessuto sociale di illegalità, mazzette, corruzione. Per non parlare di quanto tutto questo leda ulteriormente l’immagine nostra, del Paese che ogni giorno, qualcuno ancora cerca di liberare del fango e dalla sporcizia in cui si trova ormai da troppo. << La politica deve reagire >> tuona David Gentili. << Quella sana almeno, deve reagire di fronte alle vicende di Expo e di fronte al sistema corruttivo e di connivenza>>.
Sempre dalla politica, devono venire strumenti per sostenere davvero le realtà locali nella lotta alla criminalità organizzata. E’ il sindaco di Cinisello Siria Trezzi a richiamare su questo punto l’attenzione, dopo che il referente del presidio Libera di Sesto San Giovanni, Loris Mazzoleni, illustrando i risultati della mappatura dei beni confiscati alla criminalità organizzata effettuata sui comuni del Nordmilano, ha ribadito che una delle difficoltà principali delle amministrazioni, siano gli altissimi costi di ristrutturazione. << I beni confiscati sono un patrimonio sociale di enorme valore. – sostiene Trezzi, e rivolgendosi allo Stato con una punta di provocazione, lancia una domanda – Perché non si mettono le amministrazioni nelle condizioni di valorizzarli davvero, incoraggiandoli con incentivi? Perché, per esempio, permettendo agli enti locali di non far rientrare nel patto di Stabilità le spese sostenute? >>