“Sacra Corona Unita: la mafia dimenticata”. E’ proprio questo il titolo del terzo appuntamento della rassegna “Mafie: legalità ed istituzioni” di Pavia che quest’anno presenta la IX edizione. L’ospite della serata andata in scena venerdì 22 novembre nella suggestiva Aula Magna dell’Ateneo pavese, è il Procuratore capo di Lecce Cataldo Motta, il quale ha risposto alle domande del giornalista de “La Provincia Pavese”, Gabriele Conta. Motta ha cominciato il suo intervento spiegando la nascita della mafia pugliese, fondata da Giuseppe “Pino” Rogoli e costituita per cacciare la forte presenza della camorra campana dai territori adriatici. “Non si voleva permettere a famiglie di altre regioni di appropriarsi della Puglia – ha sottolineato il procuratore capo di Lecce – e questa regola principale era presente anche nel primo statuto nella Sacra Corona Unita, che in principio si chiamava F.S.L (Famiglia Salentina Unita), denominato Codice S”. La “quarta mafia”, chiamata così solo perchè è l’ultima nata in ordine di tempo e non per importanza, ci tiene ad evidenziare Motta, in origine aveva una struttura verticale con tre capizone principali, uno a Taranto, uno a Lecce e uno a Brindisi; con il passare del tempo la Sacra Corona si è radicata specialmente nel Salento.
Importante è anche il ruolo delle donne, nei primi tempi soltanto portatrici di messaggi dal carcere all’esterno, ma ora sempre più attive nella partecipazione dei clan. “Il compito più difficile è parlare della mafia in quelle zone – ha spiegato Motta – perchè, essendo il Salento località turistica, c’è la convinzione che parlare del fenomeno mafioso sia una brutta pubblicità per il territorio, anche se bisogna rendersi conto che l’unica pubblicità negativa è il fenomeno stesso”. L’unica cura possibile per combattere la criminalità organizzata è modificare la testa e la cultura delle persone, a partire dalla generazione universitaria, che anche venerdì ha presenziato in maniera molto significativa alla conferenza, ma anche e soprattutto nelle generazioni successive. “Comportarsi da cittadini, vuol dire non avere paura. La mafia punta sulla paura, e noi non dobbiamo averne”. Con queste parole ha chiuso il suo intervento il procuratore Motta che, a proposito della paura, ha voluto citare due esempi: il primo riguardante l’attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi, per il quale il sindaco aveva deciso la chiusura dell’istituto, ma i ragazzi, con molto coraggio, hanno deciso di presenziare ugualmente a lezione, per non farsi ‘rubare’ un luogo che appartiene esclusivamente a loro. Il secondo riguarda invece un attentato avvenuto l’anno scorso a Lecce: nonostante la piazza fosse gremita, tutti dissero di non aver visto niente. Tutti tranne due ragazzi minorenni i quali, nonostante incalzati dai genitori a non rivelare nulla, hanno avuto il coraggio di testimoniare l’accaduto ai Carabinieri che, grazie al loro fondamentale aiuto, sono riusciti a risalire all’assassino.
Anche il responsabile del Coordinamento per il diritto allo Studio di Pavia, nel suo intervento finale, ha voluto ringraziare i tantissimi presenti, sottolineando quanto faccia piacere agli organizzatori vedere tanti ragazzi nonostante si dicesse che “il venerdì sera ai ragazzi interessa più uscire a bere qualcosa” e che l’argomento riguardante la Sacra Corona Unita “interessa solo a pochi”. Ancora una volta, Pavia ha dato un’ottima risposta e ha mostrato un notevole interesse verso il tema dell’antimafia.