di Giorgia Venturini

Ormai avviati i lavori di ristrutturazione di una villetta confiscata alla ‘ndrangheta. All’inaugurazione, lo scorso 23 gennaio, presenti diverse autorità locali.

sede progetto san francescoIn apparenza è una villetta come tante altre, quella in via Di Vittorio 10 a Cermenate. Un portico con colonne in mattoni rossi, persiane in legno e un giardino verde che circonda la casa. Eppure è degna di notizia. Nel 2007 viene confiscata alla ‘ndrangheta, da anni presenza certa del territorio comasco, e da quest’anno rivalutata come nuova sede del Centro Studi Sociali del Progetto San Francesco, numero uno dell’antimafia a Cermenate. Una vittoria contro il crimine organizzato che spezza il silenzio dell’indifferenza, che ricorda, ancora una volta, che i beni illeciti sono e continuano ad essere cronaca locale anche a ridosso delle prealpi lombarde. Una confisca in piena regola con la legge Rognoni-La Torre del 1982 che introduce accanto alle misure di prevenzione di carattere personale quelle di carattere patrimoniale, quali il sequestro e la confisca dei beni. Incrementata successivamente nel 2010 con l’introduzione dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata. E così, mercoledì23 gennaio, si è svolta in forma ufficiale l’apertura del cantiere di ristrutturazione per una cifra stimata di 50.000 euro. A dare il via ai lavori, oltre a Battista Villa e Alessandro De Lisi, rispettivamente presidente e direttore del Progetto San Francesco, anche il prefetto di Como Michele Tortora e il sindaco di Cermenate Mauro Roncoroni. Tutti divenuti testimoni di un fatto reale e non più di una promessa.

 <<Non bisogna abbassare la guardia ora e lasciare sole le Forze dell’Ordine – ha ribadito più volte il prefetto – dobbiamo tutti insieme impegnarci per formare anticorpi che impediscano l’infiltrazione mafiosa nella società sana. Il Progetto San Francesco è un messaggio per tutta l’opinione pubblica>>. Esempio di fedele impegno istituzionale è il sindaco, che ha aggiunto: <<È necessario con i paesi limitrofi condividere mezzi e fini per combattere il modello mafioso. La nuova sede è sicuramente un punto di incontro per tutti coloro che vogliono fare della lotta alla criminalità organizzata un impegno concreto per il corretto vivere civile. Questa inaugurazione ci sprona a fare sempre di più. Le idee per il futuro sono molte>>.

Un contributo autentico al Progetto San Francesco in nome del lavoro legale è stato quello di Cisl, Ance e Cna, i cui rappresentanti, presenti all’inaugurazione, hanno dimostrato a gran voce che la ‘ndrangheta non è sinonimo di occupazione sicura, ma di distruzione di un mercato, quello edile, che copre il 15% del Pil nazionale.  <<Ance Como è un esempio di serietà perché vieta l’accesso nella società a imprese che violano il codice etico del mercato legale>>, ha precisato Enrico Bianchi, vicepresidente dell’ Associazione Nazionale Costruttori Edili, che da anni combatte per spezzare il binomio lavoro-corruzione capace di soffocare l’intera società. Un vero richiamo all’ordine, alla legalità e alla collaborazione di sindacati e volontari grazie ai quali il cantiere, i cui lavori termineranno il primo maggio, è a costo zero per i cittadini di Cermenate.

E se a molti questa inaugurazione può sembrare il lieto fine di una fiaba contro il male, basta ascoltare le parole di Battista Villa per capire che, invece, siamo solo all’inizio. << Ci impegneremo per un lavoro concreto. Non faremo solo denuncia e per fare ciò dobbiamo mettere sulla buona strada le istituzioni del territorio. Politici, imprenditori, Forze dell’Ordine e cittadini devono essere in grado di collaborare insieme. Questa è la nostra forza>>. Perché come disse Don Pino Puglisi: <<Se ognuno fa qualcosa, faremo tante cose insieme>>. Alessandro De Lisi ha voluto dedicare la nuova sede proprio a lui, il coraggioso parroco di Brancaccio ucciso da Cosa nostra il 15 settembre 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, e che sarà beatificato il 25 maggio di quest’anno.

La villetta di via Di Vittorio si unisce agli altri 858 immobili sottratti alle organizzazioni criminali in Lombardia, regione che, sebbene ancora in parte debole sotto il profilo della costruzione di una vera cultura mafiosa, è al quinto posto dopo Sicilia, Calabria, Campagna e Puglia per numero di beni confiscati e al terzo posto, dopo Sicilia e Campania, per numero di aziende (211). I dati, stimati da Libera a settembre dello scorso anno, sono il sintomo di una società che sta cambiando, di una colonizzazione mafiosa che non si arresta. Cermenate e il Progetto San Francesco sono consapevoli che una civiltà sana non può crogiolarsi nel fermo immagine di qualche decennio fa, quando ancora il nord non sapeva che il potere andava a braccetto con il crimine e sono pronti a rispondere alla criminalità organizzata con questa piccola villetta dal prato verde e colonne in mattoni rossi, simbolo di un’antimafia che avanza.

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