Signore e signori, mettetevi comodi sulle vostre poltrone, lettini estivi, amache e sofà vari: il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio di Alfredo Celeste, il professore di religione e sindaco di Sedriano (Milano) arrestato con l’accusa di corruzione a seguito dell’inchiesta ‘ndrangheta-politica lombarda dello scorso autunno. Mentre la decisione passa al Gup, l’udienza preliminare è già fissata per i prossimi 2, 3 e 8 ottobre e in Procura si consolida un’idea: gli elementi raccolti nel corso delle indagini preliminari sono sufficienti a sostenere l’accusa nell’eventuale e successivo giudizio. D’altro canto è notizia ufficiale delle ultimissime ore che nella lettera inviata dal viceprefetto Anna Pavone il 10 luglio scorso al Ministro dell”Interno la commissione d’accesso insediata in comune consiglia al ministro Angelino Alfano di sciogliere Sedriano per mafia.
Ma chi è quest’altro Celeste lombardo, dov’è Sedriano, cosa c’entra la ‘ndrangheta con Milano? La cronologia degli eventi è di facile ricostruzione, e se qualcuno si è perso dei passaggi di questa grottesca vicenda italiana tutta spallucce e amicizie inopportune, eccone qui elencati i protagonisti. Primattore è l’ex socialista Alfredo Celeste: un passato da impiegato delle Poste e fondatore del Popolo della Libertà, frequentatore delle messe di guarigione del vescovo esorcista Emmanuel Milingo, il Celeste sedrianese si avvia agli studi teologici e, laureatosi a Lugano, a matura età intraprende la professione di insegnante di religione alle scuole superiori. Nel 2009 si candida a sindaco con una coalizione di centrodestra aggiudicandosi per la seconda volta la poltrona di primo cittadino con il 45% dei voti. Due le date fondamentali: 10 ottobre 2012 e 8 aprile 2013. Ad ottobre la bufera di Regione Lombardia travolge Sedriano, 11mila abitanti nell’hinterland milanese, Ovest della capitale morale del paese, e la cittadinanza si sveglia con le sirene del blitz che coinvolge politici e ‘ndranghetisti. In poche ore vengono arrestati Alfredo Celeste, professore di religione e sindaco, Eugenio Costantino, imprenditore dell’oro, Silvio Marco Scalambra, medico chirurgo del pavese. Costantino è accusato di detenzione armi, sequestro di persona e associazione mafiosa: una testa grossa della ‘ndrangheta nostrana, tanto da essere comunemente insignito del titolo di ‘boss’; Scalambra, invece, fra un intervento chirurgico e un corso di ballo latino americano, secondo le ricostruzioni nel 2011 offrì pacchetti di voti sporchi a candidati sindaci, come al leghista Marco Tizzoni di Rho, il quale però rifiutò. Cosa unisce Celeste a questi due personaggi, oltre a feste di compleanno celebrate al salone della parrocchia Sacra Famiglia davanti alla cappella della beata vergine e il servizio di sicurezza espressamente richiesto dal sindaco al presunto boss in occasione dell’invito in paese di Nicole Minetti madrina di un concorso di creatività femminile? Costantino e Scalambra sono rispettivamente padre e marito di due ‘donne del sindaco’, le avvenenti consigliere comunali di maggioranza Pdl Teresa Costantino e Silvia Stella Fagnani. Alla prima, oggi 27enne, è stato assegnato illegittimamente un appartamento delle case Aler in centro Milano, abitazione riservata agli studenti fuori sede con serie difficoltà economiche e, soprattutto, previa partecipazione a regolare bando pubblico. Entrambi i requisiti, nel suo caso, sono stati scavalcati. Alla consigliera Fagnani, medico di base e capogruppo Pdl del paese, sembra invece esser stata riservata una modalità del tutto particolare per lo smaltimento del materiale di scavo di casa sua: i laterizi del suo alloggio ristrutturato sarebbero stati irregolarmente gettati sotto al terreno su cui sorge l’attuale Area Feste, uno spazio di recente costruzione realizzato all’interno del Parco delle Scuole in cui i bambini giocano al pomeriggio assieme a nonni e genitori. Secondo l’accusa Scalambra e Costantino agivano assieme al sindaco <<in concorso tra loro e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso>>: questo quanto si legge a pagina 22 dell’Ordinanza di Custodia Cautelare che ha portato in carcere, tra gli altri, l’ex assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti. Sempre sull’Occ si legge: <<Celeste Alfredo operando nella sua qualità di pubblico ufficiale in quanto Sindaco del Comune di Sedriano (MI) prometteva a Costantino Eugenio ed a Scalambra Marco, che agivano da ‘corruttori’, di compiere una pluralità di atti contrari ai suoi doveri di ufficio, asservendo sistematicamente le proprie funzioni pubbliche agli interessi privati dei ‘corruttori’, come corrispettivo del sostegno elettorale e finanziario ricevuto dagli stessi Costantino e Scalambra in occasione delle consultazioni elettorali del 2009 e di quello futuro assicurandogli con riferimento alle prossime elezioni nazionali>>. Celeste, in sostanza, mirava a Roma e a un posto in Senato. E se esistono due presunti corruttori e un presunto corrotto, è matematico che esistano anche dei beni di scambio: un elementare ‘do ut des’ all’interno di un sistema politico-‘ndranghestista? Secondo l’avvocato di fiducia del sindaco Giorgio Bonamassa, che delibere di giunta alla mano dal 2009 ad oggi dal Comune di Sedriano ha intascato 430mila euro di soldi pubblici per cause legali e consulenze, il Pubblico Ministero non avrebbe depositato tutti gli atti d’indagine: “Casualmente mancano i documenti preparati dalla difesa a dimostranza dell’innocenza del mio assistito – dichiara il legale alla stampa – nelle indagini hanno scritto che il presunto accordo con Costantino era sulla base di preferenze che Celeste avrebbe ricevuto per un’ipotetica candidatura al Senato. O non sanno la legge o sono in malafede, e in entrambi i casi devono andare a casa!”. Dunque, riassumendo: per l’avvocato Bonamassa è la magistratura a doversi dimettere, non un sindaco accusato di corruzione. Per il Gip Alessandro Santangelo e il Pm Giuseppe D’Amico, invece, il debito del sindaco Alfredo Celeste sarebbe stato colmato con aiuti e raccomandazioni volte a <<rafforzare e agevolare la forza e l’attività dell’associazione mafiosa Di Grillo-Mancuso>>.
All’indomani degli arresti i cittadini scendono in piazza: striscioni, manifesti, megafoni, presidi e manifestazioni. I sedrianesi chiedono le dimissioni del sindaco Alfredo Celeste che, dopo tre mesi ai domiciliari (per il reato di corruzione la legge italiana prevede 90 giorni di detenzione cautelare) torna a sedere nel suo ufficio come niente fosse, al secondo piano del municipio di piazza del Seminatore. Poi arriva la primavera, anche in terra padana sbocciano i fiori e ad aprile si insedia in Comune la commissione d’accesso prefettizia la quale avvia un’indagine volta ad esaminare tutti quegli elementi che potrebbero portare allo scioglimento del consiglio comunale per mafia e, di conseguenza, al suo commissariamento. Il verdetto è atteso nei prossimi mesi, e in caso di riscontro positivo Sedriano sarebbe il primo comune della Lombardia sciolto per infiltrazione della ‘ndrangheta. Attività inutile, spreco di denaro, rallentamento dell’attività amministrativa: commenta così il primo cittadino l’attività della Prefettura. “Una decisione immotivata volta a gettare fango sulla comunità sedrianese, del tutto ingiustificata e rispondente a un‘esigenza politico-mediatica. Sono ottimista perché nei fatti non c’è nulla”, dichiara convinto Celeste alla stampa. Il giudizio però spetta alla Magistratura, e la possibilità di commissariamento del Comune alla Prefettura. Intanto anche solo leggendo i testi delle registrazioni telefoniche e ambientali, sorgono diversi interrogativi. Ad esempio, ecco come si esprime Eugenio Costantino a bordo della sua automobile parlando di Celeste: “L’ho aiutato a Sedriano a fare.. il Sindaco diciamo no.. sembrava che all’inizio se ne sbatteva i coglioni, invece adesso sinceramente, ho chiesto due o tre piaceri, ma non per me, per amici, sinceramente s’è messo a disposizione”. Il presunto boss della ‘ndrangheta, intercettato, racconta di aver aiutato Celeste nel 2009 a diventare Sindaco. Le domande sorgono spontanee: è normale che un personaggio con espliciti rapporti fra le file dell’associazione criminale denominata ‘ndrangheta dichiari di aver aiutato un candidato a diventare sindaco e quest’ultimo, dopo essere stato arrestato con l’accusa di corruzione, non si dimetta? Costantino, il presunto boss, parla di “due o tre piaceri” che, una volta presentati, sarebbero stati positivamente accolti da Celeste che “sinceramente s’è messo a disposizione”: qual è la natura di quei piaceri, di cosa si tratta? Assegnazioni di appalti, scambio di favori, raccomandazioni? Inoltre, chi sono quegli “amici” di cui Costantino parla? Secondo l’accusa il sindaco avrebbe fatto ottenere a Costantino una corsia preferenziale per l’apertura di una gelateria all’interno del nuovo centro commerciale di Sedriano, e avrebbe assicurato i lavori di ristrutturazione previsti dal piano urbanistico del paese alle società e cooperative sotto controllo del medico chirurgo Scalambra. Emblematica è la vicenda che accompagna l’assegnazione della gestione del verde cittadino ricostruita dalla magistratura: Costantino, per volere delle cosche Di Grillo-Mancuso, avrebbe suggerito al sindaco la cessione dell’appalto a Vincenzo Evolo, presunto affiliato, arrestato, il quale a sua volta l’avrebbe girato a tale Andrea Merlo detto ‘il giardiniere’; l’amministrazione comunale, però, determinò di assegnare i lavori al vivaio Garden Zoo di Aldo de Lorenzis sito a Sedriano e legato, secondo la magistratura e per motivi di parentela, alla storica famiglia ‘ndranghetista dei Musitano, clan capofila del territorio.
Molto probabilmente il prossimo ottobre in aula per l’udienza preliminare ci saranno anche Scalambra e Costantino, i due presunti corruttori del sindaco. Da una parte la Magistratura con i suoi capi d’imputazione, dall’altra l’indagine ancora in corso della Prefettura. Nel mezzo i cittadini che dal giorno dell’arresto del professore Alfredo Celeste chiedono il suo allontanamento dagli uffici comunali. Tutt’attorno una maggioranza comunale sottomessa e succube delle decisioni del proprio superiore, e un’opposizione consigliare che, salvo rare eccezioni, non sa trasformare il malcontento della cittadinanza in politica attiva e rinnovamento culturale.