Il funerale civile per Lea Garofalo rappresenta un momento molto importante per la città di Milano. Rappresenta una tappa di un percorso iniziato ormai due anni fa con la prima udienza del processo contro i Cosco, il clan calabrese accusato dell’assassinio di Lea. Ricordo quando due anni fa in aula non c’era nessuno a seguire. Nessuno se non noi di Stampo e la testata Narcomafie, con la giornalista Marika Demaria. Abbiamo subito capito l’importanza simbolica e concreta di questa vicenda: non possiamo affermare di fare giornalismo sul fenomeno mafioso al nord – ci siamo detti – se non raccontiamo la storia di Lea, testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta proprio qui, a Milano, nella nostra città. Poi qualche mese dopo l’inizio del processo si sono aggiunti i ragazzi che avrebbero fondato il Presidio Libera Lea Garofalo con il preciso scopo di sostenere Denise, la figlia di Lea e di Carlo Cosco, uno degli accusati dell’omicidio. Ragazzi a cui dobbiamo molto; se siamo in questa piazza, adesso, è grazie alla loro caparbietà, al loro spirito di iniziativa. Oggi, però, a differenza di due anni fa, le persone ci sono. Nessuno, ieri. Almeno duemila, oggi. È vero, ha ragione don Ciotti quando ci richiama tutti alla responsabilità di “scegliere, di scegliere di più”; ma ha una ragione anche questa piazza, che piange e sventola bandiere e si fa carico dell’impegno di vedere, sentire e parlare. Il 19 ottobre passerà alla storia come la giornata in cui Milano ricorda collettivamente Lea Garofalo nelle stesse ore in cui per le strade di Sedriano, cittadina nell’ovest milanese, sfila un corteo di protesta contro il sindaco Alfredo Celeste, arrestato per corruzione. Un corteo di protesta contro la ‘ndrangheta. Sedriano è il primo comune lombardo sciolto per infiltrazione mafiosa. Sedriano, Milano, Lea Garofalo: tre simboli di riscatto, di lotta, di moralità violata e riconquistata. O da riconquistare, con la promessa, come ammonisce don Ciotti, di “stare tutti dalla stessa parte”. Scriveva Ester Castano in un articolo sul settimanale l’Altomilanese: “Se la mafia si organizza, anche l’antimafia deve farlo”. Mi sembra che questo stia avvenendo.
Il commento di Stampo Antimafioso ripreso da Generazione Zero, in un ottimo articolo di Simone Bellitto.