di Amedeo Paparoni

Ancora bombe carta. Gli episodi registrati dall’inizio dell’anno fanno conquistare a Siracusa la poco invidiabile media statistica di un atto intimidatorio al mese. Gli ultimi tre episodi sono avvenuti nel giro di appena dodici giorni. Il 18 settembre un ordigno rudimentale ha danneggiato la vetrina del Bar Elite in Viale Santa Panagia, poco distante dal Tribunale. Appena una settimana dopo, una bomba carta ha provocato lievi danni a un chiosco per la vendita di fiori in Viale dei Comuni, nello stesso quartiere. Il 30 settembre un analogo episodio ha interessato una paninoteca in Via Filisto, nel quartiere Grottasanta. La zona nord di Siracusa sembra non avere pace.

I campanelli di allarme non erano mancati. Già da gennaio a marzo si erano verificati quattro atti intimidatori con bombe carta nella zona sud della città, area considerata sotto il controllo del gruppo Bottaro-Attanasio, legato al clan Cappello di Catania e molto attivo nelle estorsioni e nello spaccio di droghe (leggi qui il nostro articolo).

Da aprile gli attentati si sono concentrati nella zona centro-nord della città, dove il gruppo criminale egemone è considerato quello di Santa Panagia, frangia del gruppo Nardo-Aparo-Trigilia, legato alla famiglia catanese dei Santapaola-Ercolano. Oltre agli episodi già citati, ricordiamo infatti l’ordigno che nella notte del 26 aprile è esploso ai danni di un deposito di ortofrutta e di alcune auto parcheggiate in Via Giarre, quartiere Santa Panagia, la bomba carta che il 14 giugno ha gravemente danneggiato una tabaccheria in Via Piave, nel quartiere della Borgata, e l’incendio che, al termine dei festeggiamenti per la vittoria agli Europei della nazionale italiana di calcio, è stato appiccato al negozio di abbigliamento “Nativa” in Corso Gelone.

Non sono mancate le reazioni di solidarietà agli esercenti da parte dei siracusani come, ad esempio, il sit-in promosso dalla Federazione Antiracket Italiana per mostrare vicinanza ai fratelli Cassarino, proprietari della tabaccheria di Via Piave obiettivo della bomba. Evidentemente questi gesti di vicinanza non sono stati sufficienti a dare fiducia a tutte le vittime delle intimidazioni. Infatti, come riporta il sito del Ministero degli Interni, durante la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, indetta il 29 settembre dal Prefetto Giusi Scaduto, si è preso atto che “all’accertata operatività di sodalizi mafiosi nella provincia non corrisponde, tuttavia, un correlato numero di denunce per richieste estorsive o usurarie da parte degli operatori economici”. Nonostante le forze dell’ordine abbiano portato a segno diversi sequestri ed arresti negli ultimi mesi, è evidente che c’è ancora tanta strada da fare.

La storia della bomba carta che danneggia il piccolo commerciante è purtroppo fin troppo ricorrente nelle cronache locali. Ai siracusani sarà capitato tante volte di entrare in un bar e sentire i loro concittadini commentare brevemente questi episodi di violenza per poi accantonare il discorso con una frase di circostanza: “Si vede che non pagavano il pizzo”. Ma in questo caso è diverso. Tre episodi in pochi giorni non possono lasciare così indifferenti e ai meno giovani sarà forse ritornata alla memoria la carneficina degli anni ottanta, quando omicidi e bombe carta erano all’ordine del giorno. Se fino a poco tempo fa la percezione della pericolosità del fenomeno mafioso sembrava anestetizzata, oggi a Siracusa appare più difficile ignorarla.

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