di Anita Meschia
Tra i numerosi allarmi del 2020 e 2021, ce n’è stato uno chiaro: i momenti emergenziali sono terreno fertile per le mafie che in velocità approfittano dei vuoti e delle debolezze. Mentre una porzione di economia veniva sporcata con nuovi investimenti illeciti e riciclaggio, però, un’altra parte veniva ripulita. Perché durante questa corsa anche l’antimafia ha continuato il suo lavoro.
Il 2020, tra le storie di chiusura e di emergenza, porta con sé anche la storia di un bar sequestrato che è tornato “Alla Luce del Sole”. Era giugno quando si sono concluse le indagini e il Tribunale di Reggio Calabria ha sequestrato tre aziende alla famiglia Bruzzaniti. Si tratta di una famiglia della cosca di ‘ndrangheta Morabito – Bruzzaniti – Palamara, leader nel traffico di droga nel milanese, che non è nuova a questi interventi. Già l’anno prima, infatti, le fu sottratto un patrimonio dal valore di circa tre milioni di euro. Tra le proprietà sequestrate vi è anche il bar della piazza centrale di Garbagnate Milanese, di fronte al comune. A marzo colui che lo gestiva è scappato lasciando il locale, le dispense e i frigoriferi incustoditi e senza corrente, ma pieni di cibo e alcol.
Appena è avvenuto il sequestro, grazie a una collaborazione virtuosa tra l’amministrazione giudiziaria e il sindacato CGIL Lombardia, si sono presi contatti con l’associazione “Una Casa Anche Per Te” – che da anni si occupa di beni confiscati nel milanese – e si è avviato un riutilizzo sociale, come previsto dalla legge Rognoni-La Torre. A settembre, nell’indecisione scandita dall’alternanza delle zone rosse e gialle, un gruppo di giovani volontari si è messo a ripulire, fare inventari e dipingere. Il mese successivo è stata costituita l’impresa sociale BarBiana. Conclusi i lavori, nonostante il timore di nuove chiusure, a febbraio c’è stata la (ri)apertura del bar.
Da quel momento il bar è diventato un luogo di incontro, innanzitutto di storie. A partire da quella dell’amministratore dell’impresa, ex missionario sopravvissuto a un sequestro di 6 mesi per mano di terroristi, fino a quella del gelataio che soccorse dei naufraghi a Lampedusa. E’ diventato anche un luogo di lavoro per i giovani ragazzi che vi si affacciano per la prima volta.
Le motivazioni di questa scelta, portata avanti nel pieno della pandemia e in condizioni sfavorevoli – spiegano i responsabili- sono essenzialmente due: in primis, questi luoghi non devono essere lasciati vuoti, perché in questi si ripresenta la mafia, in secondo luogo questo periodo porta con sé un maggior bisogno di lavoro che però deve essere onesto e pulito. L’incontro di questi mondi e i principi alla base di questo progetto stanno facendo germogliare un bene comune, ma queste azioni di coraggio hanno bisogno di sostegno e devono essere coltivate quotidianamente. Il mantra dell’associazione è sempre “scegli da che parte stare” e per far questo alcune volte basta scegliere dove andare a prendere un caffè.