La Commissione Consiliare Antimafia sta per nascere, ma il parto pare sia complicato. A dire il vero i dottori più di una volta avevano annunciato il lieto evento, ma finora si è trattato solo di falsi allarmi: compromessi, contrattempi, contrazioni hanno consigliato cauti rinvii. Il tempo però stringe, massimo lunedì si dice e, anche se la maggioranza dei dottori preferirebbe un parto naturale, altre complicazioni probabilmente porteranno alla scelta del taglio cesareo, senza unanimità forse, ma sicuramente con il bambino salvo.
I milanesi intanto stanno a guardare. Seduta del 19 Gennaio, una dozzina di cittadini assiste dalla platea dedicata al pubblico a Palazzo Marino mentre i consiglieri comunali dibattono sulla natura della ormai prossima Commissione e sull’emergenza criminalità organizzata a Milano.
L’intervento più enigmatico indubbiamente è quello della Capogruppo del PD Carmela Rozza. Un signore di fianco, vedendo che prendevo appunti, mi chiede se so per caso “con chi ce l’ha”. Sembra infatti un attacco: la consigliera racconta di essere sempre stata d’accordo con Sciascia sui professionisti dell’antimafia e sul fatto che non debbano essere loro a fare la guerra alla mafia ma che l’antimafia debba essere portata avanti sul territorio e nelle istituzioni. Cercando di capire come mai una Sciasciana convinta citi tre volte Giovanni Falcone nel suo discorso, viene da pensare che il primo probabile bersaglio è il Comitato Antimafia istituito dal Sindaco Pisapia. Lo spiego al signore, capelli bianchi, sulla settantina. Due professori, due magistrati ed un avvocato: più professionisti di loro. Ma forse parla delle associazioni antimafia o di qualcun altro, sicuramente di nessuno dei presenti.
L’aria di collegialità, in ogni modo, è percepibile. Ci si accorda per chiudere prima la seduta per partecipare alla fiaccolata in memoria di Nicolò Saverino, agente della polizia locale ucciso in servizio. Gli interventi di Rosario Pantaleo (PD) e David Gentili (PD) sono concilianti e puntano a evidenziare la necessità della Commissione. Gli interventi dell’opposizione invece sono tendenti più a minimizzare il fenomeno della criminalità organizzata, ma comunque d’accordo nel dare un segnale politico. Luca Lepore (LN) chiede chiarimenti sulle funzioni del Comitato Antimafia di nomina del Sindaco formato da Nando dalla Chiesa, Luca Beltrami Gadola, Umberto Ambrosoli, Giuliano Turone e Maurizio Grigo e sulle interazioni con la Commissione. Stesse perplessità manifestate dall’ex vicesindaco De Corato (PDL) che poi decisamente esagera nel sottostimare la mafia dichiarando che a Milano non ha mai ucciso: parole grosse per far passare il solito concetto che in Lombardia c’è la mafia imprenditrice, finanziaria e intellettuale, e che solo altrove si trova quella ignorante, conquistatrice e violenta. Come se fossero due cose separate e non due facce della stessa medaglia. Come se il boss che un giorno investe milioni, il giorno dopo non possa bruciare un locale. Come se nel centro di Milano Lea Garofalo non fosse mai stata rapita e poi sciolta nell’acido o se nella stagione delle stragi una bomba in via Palestro a Milano non avesse ucciso cinque persone, tra cui un vigile: Alessandro Ferrari che, come il collega Nicolò Saverino, morì in servizio.
Strappa però un sorriso il primo caso di scaricabarile al contrario proposto da De Corato: di solito sono i tedeschi a dire che la mafia da loro non esiste e che la criminalità organizzata è un problema italiano, per poi trovare a Milano il Prefetto o il politico di turno che dice che qui magari si gioca in Borsa, ma la mafia vera è in Calabria o in Sicilia. Questa cascata infinita che fa vedere la mafia sempre da qualche altra parte ma mai sotto casa e che da Nord arriva sempre all’estremo Sud ha, di fatto, cambiato senso: noi siamo a posto, non come in Germania dove gli ‘ndraghetisti si sparano a vicenda.
Ci rimane solo la dolce attesa e la speranza che lunedì sia l’ultimo giorno di questo travaglio che dura ormai da quattro mesi.