A cullare il dolce risveglio, la voglia di mettersi subito in viaggio. Marzabotto li attende. È il 25 aprile, il giorno della liberazioni. È festa in quel paese che ha toccato da vicino la seconda guerra mondiale. È festa a Monte Sole, dove la violenza sconfinata del potere non ha avuto limiti. A ricordare le vittime della ferocia nazista, insieme ai nostri vespisti, Istituzioni politiche, Forze dell’Ordine e chi come loro ha voluto non dimenticare. Da Valter Cardi, presidente Comitato Onoranze Caduti di Marzabotto, al sindaco Romano Franchi. Dall’ Associazione Nazionale Partigiani d’ Italia (Anpi) alla Scuola di Pace di Monte Sole di Marzia Gigli e Elena Monicelli, nata nel 2002 per promuovere una convivenza pacifica tra popoli e culture diverse. Da Susanna Camusso a Pietro Grasso. <<Il presidente del Senato ha voluto conoscerci. È salito sulle nostre vespe e ha ricordato con noi i bei momenti in cui anche lui, insieme alla moglie, andava in vespa>>, continua il ricordo, Alberto. Al termine della cerimonia, mentre le canzoni partigiane del coro <<Le primule rosse>>, fondato dagli ex allievi del liceo artistico di Renato Cottimo di Torino, risuonano ancora in lontananza, là, in cima alla vetta di Monte Sole, Alberto, Andrea, Ettore e Claudio si godono il sacro silenzio. Pochi minuti per rivivere, personalmente, la storia. Quella stessa storia italiana che è la protagonista indiscussa anche del giorno successivo. Quando a Barbiana i quattro amici assaporano l’atmosfera dei padri fondatori della costituente. <<Per noi la Costituzione è dentro la strada che abbiamo fatto ieri. Nelle persone che abbiamo incontrato ed abbracciato-afferma Alberto- Di grande impatto l’incontro con la scuola ideata da don Lorenzo Milani che ha fatto dell’esperienza educativa rivolta ai giovani dei piccoli borghi della diocesi di Firenze, la sua legge suprema>>. E di nuovo in marcia, verso la città di Dante. Di Michelangelo e di Giotto. Per ricordare la strage di via Georgofili. Per arrivare, percorrendo anche strade a loro non consentite, ma questo è il piacere del lento viaggiare, al mandorlo della speranza, piantato da don Alessandro Santoro e dagli altri membri della Comunità delle Piagge, ad un mese dalla scomparsa, avvenuta nel 2002, di Antonino Caponnetto, il magistrato che prese le redini del pool antimafia di Palermo dopo l’assassinio di Rocco Chinnici. <<Abbiamo potuto conoscere nonna Betta, così ci piace chiamarla, e suo figlio Massimo Caponnetto, che è salito sulla vespa di Claudio – mi racconta Alberto – Entrambi hanno ricordato Antonino e insieme abbiamo appeso sul mandorlo due fazzoletti regalatici dai bambini di Monte Sole e Barbiana con scritto “liberi di….studiare”>>. Mentre nell’aria, come se risuonassero ancora, le parole del magistrato:
<<Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi, consapevoli e partecipi nella salvaguardia della comunità in cui viviamo>>
Cala la sera sulla cupola del Brunelleschi, ma Claudio propone agli amici di non fermarsi. <<Abbiamo continuato a viaggiare. Perché, seppur stanchi della giornata appena trascorsa, la voglia di proseguire sovrastava la fatica. 100 km curva dopo curva in notturna fino a Castiglione Fiorentino dove, questa volta, a vincere è stato il dolce dormire>>, ironizza Alberto. Al risveglio, in sella per percorrere, tutto d’un fiato, la dorsale appenninica fino a Popoli dove c’è il bar Luca, il presidente del vespa club, che ha fatto trovare ai quattro vespisti una torta con il logo di Uni(Ami)amo l’Italia in Vespa e Libertà. Quindi ritrovarsi, insieme alle istituzioni, sotto la casa di Corradino D’Ascagno, colui che progettò la vespa. Più che una moto, un mito. Il collegamento con Occhio Picciotto su Radio100passi, che fanno quotidianamente alle 18.00, in questa quarta giornata, lo trasmettono da L’Aquila. Appena sotto la casa dello studente, crollata durante il terremoto del 2009. <<Questo viaggio è anche per loro. Perché non si può dimenticare la speranza di quei ragazzi e dei loro sogni>>, incita Alberto.
È la mattina del quinto giorno, quando, seppur con qualche problema tecnico alla vespa di Claudio, raggiungono la Città della Scienza, uccisa, più che bruciata, una notte di pochi mesi fa, quando presero fuoco quattro capannoni del complesso. Quando un pezzo di Napoli se ne va. Ma che, tuttavia, il giornalista Ettore De Lorenzo promette ai vespisti di ricostruire, molto presto, partendo dalla Scuola dei Sogni, il progetto di solidarietà che mette al centro i bambini, ai quali, con l’incendio, hanno sottratto lo spazio del sapere. Anche qui, come a Firenze, risuonano nell’aria parole, questa volta di Paolo Borsellino che, in uno scritto per i ragazzi di Padova che avrebbe dovuto incontrare, disse così:
Sono ottimista perché vedo che verso la criminalità organizzata i giovani, siciliani e non, hanno attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarant’anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta.
A dare una marcia in più a questa tappa anche i piccoli gesti. <<Durante l’incontro con la Scuola dei Sogni. Si avvicina una bambina-ricorda Alberto- Voleva che gli mostrassi tutti i disegni donati da ragazzi e bambini incontrati lungo il tragitto. Nonostante questo significasse accumulare ritardo, ho preso in mano ogni singolo disegno. Ogni singolo messaggio di libertà, valevano più di qualche minuto prezioso>>. La giornata non è ancora finita e, quindi, via verso Pioppi, viaggiando in compagnia del Coordinamento comasco per la pace e Mauro Minervinio, autore del libro <<Terra è libera>>. Lungo la statale 18. Passando dalle zone di speculazione ambientale e dei cantieri abusivi. Si uniscono, poi, Stefano Pisani, sindaco di Pollica, Lega ambiente Campania e Antonio, figlio di Angelo Vassallo, il sindaco <<pescatore>> ucciso nel 2010 perchè difese la bellezza delle sue terre.
Continua…