È il 30 aprile. Il viaggio prosegue. Alla volta di Paola, per passare, poi, da Pizzo, dove i nostri moschettieri si concedono una pausa per assaggiare il tartufo. E ripartire per Vibo, la piana di Rosarno fino a Polistena, dove c’è Antonio, presidente della Cooperativa Valle del Marro, che li accompagna all’istituto <<Pegasus>>. <<Ci sono striscioni. Dolci fatti dai ragazzi. E le moto del Vespa Club di Polistena esposte nell’atrio. Bellissimo.>>, quasi commosso Alberto. E alla fine arriva lui. Don Pino de Masi, che, insieme all’associazione anti-racket, lotta in nome di quella antica e moderna giustizia sociale riuscendo nella ristrutturazione di un bene confiscato alla ‘Ndrangheta riqualificato in un laboratorio di Emergency. <<Abbiamo avuto il piacere di incontrare Don Pino e la sua comunità. Rimarrà ben saldo nella memoria l’aneddoto che Antonio ci ha regalato…..
Molti anni fa, in un luglio torridissimo, oltre 500 bambini e ragazzi nella piazza davanti al bar Petit Bijoux. Il mafioso si affaccia, invitando tutti ad entrare per mangiare un gelato. Evidente tentativo per accreditarsi e farsi volere bene. La risposta collettiva?……No!
Anche se avremmo voluto fermarci ancora qualche minuto per capire e ascoltare, non abbiamo tempo. Via verso Villa San Giovanni. Sicilia bedda arriviamo!>>.
Come per ogni viaggio che si rispetti, amari imprevisti mettono a dura prova i nostri vespisti. Necessari, perché no, a rendere questo viaggio un’impresa. Sono a Palmi quando, forse per una buca, forse per il troppo vento, il cellulare di Alberto vola via. E con lui tutti i contatti utili per proseguire l’avventura in Sicilia, nei paesi di Liberaterra. Ma poco importa, un modo si trova. La breve attraversata sullo stretto aiuta a ricomporre un’agenda provvisoria, prima dello sbarco in Sicilia, prima che i ricordi di poco più di vent’anni fa prendano il sopravvento. <<In Sicilia è stato un susseguirsi di emozioni, di incontri e di persone – racconta Alberto- Prima l’arrivo a Cefalù, poi il primo maggio a Portella delle Ginestre per ricordare la strage del ’47 dove abbiamo potuto ascoltare la testimonianza del sopravvissuto Serafino Petta>>. I quattro <<moschettieri dell’antimafia>> incontrano anche Giovanni, fratello del giornalista e fondatore di Radio Out Peppino Impastato, ucciso da Cosa Nostra nel maggio del 1978, Antonina Azoti, per ricordare il padre Niccolò, ucciso nel ’47 quando era segretario del lavoro, i ragazzi di Addiopizzo e gli studenti dell’ istituto Gaetano Salvemini allo Zen. Ma la tappa conclusiva è tutta per loro. Per i due magistrati, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per non dimenticare la Palermo degli anni ’80 che riuscì a sconfiggere Cosa Nostra. Per ricordare, prima all’albero Falcone di via Notarbartolo poi in via D’Amelio insieme a Rita e Salvatore Borsellino, che la giustizia, quella vera, quella che non abbandona il popolo onesto, deve essere arma vincente contro la criminalità organizzata.
<<Il nostro viaggio è, ormai, giunto al termine. Ci restava solo una cosa da fare- afferma Alberto- Piantare al Parco Uditore, con la terra donataci dalla Comunità delle Piagge di Firenze la talea di ficus, quella racconta dall’albero Falcone e Borsellino di Milano >>. Simbolo di un Milano-Palermo, andata e ritorno, unico nella storia. Un viaggio destinato, ora, ad essere più di un semplice ricordo. Destinato a diventare punto forza di un’ antimafia che avanza.
Alberto, Ettore, Andrea e Claudio sono alla volata finale. Sono sulla nave per Genova, dove si concedono un meritato riposo, necessario per l’ultimo tratto di strada, Genova-Como, in Vespa e Libertà.
<<Gigliola, Renata, Rosalia e Federica si sono salutate a Genova. Consapevoli della bellezza di questa nostra avventura. Un viaggio incredibilmente importante. Che racconteremo e restituiremo. La cosa strana è che le ragazze, che hanno camminato per oltre 2400 km in questi giorni senza dare problemi, in porto… Renata non voleva saperne di Partire… Rosalia ogni tanto si ricordava del dritto su dritto su una curva di Blevio e fa movimenti strani… Federica ha fatto alta Resistenza la notte verso Voghera. Prometto che sentirete parlare ancora di noi. E quando vedete una Vespa in giro. Raccontategli una storia.. C’erano una volta quattro amici che si volevano bene e hanno deciso di fare un viaggio…. Il viaggio era già iniziato prima di cominciare e non concluso oro che è finito… Noi siamo ogni giorno in viaggio. Siamo noi le scie del mare>>, mi saluta così Aberto, al termine dell’intervista, prima di allontanarsi tra le vie di Como, tra le stesse vie dove poco più di un mese fa prese il via il loro viaggio <<ad alto tasso di resistenza>>.